Gli interrogativi

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FERMO «Che devono fare i famigliari delle persone in isolamento volontario?». L'ha chiesto ieri mattina il sindaco di Porto San Giorgio, Nicola Loira, ai primari dell'Area Vasta 4. Ricevendo in risposta poche frasi vaghe. Il fatto è che di preciso non si sa. Perché la decisione di comunicare all'Asur o al medico di base di essere stati di recente in una zona a rischio o di essere entrati in contatto con qualcuno che c'è stato, è personale. Sta, quindi, alla coscienza e al senso civico di ognuno. Chi lo fa resta a casa per quattordici giorni, controllato dai sanitari. Trascorso il periodo, se non presenta sintomi, può riprendere la vita di prima. Nel frattempo, i famigliari possono tranquillamente uscire. Vengono sottoposti a profilassi solo se il loro caro si ammala e risulta positivo al tampone. A questo punto si aprano due strade. Se il contagiato non mostra particolari criticità, la quarantena può farla a casa. In caso contrario viene ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Fermo. In realtà, ci sarebbe anche una terza opzione. Se i casi non gravi di contagio fossero parecchi e i malati, per vari motivi, non potessero restare nelle loro case, verrebbero individuati degli spazi appositi e attrezzati per curarli.

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Corriere Adriatico