L'AFFONDOASCOLI «Se fossi il sindaco di Ascoli, sull'ospedale unico dell'Area Vasta 5 avrei giocato la carta, tutta politica, per una collocazione dell'ospedale unico più...
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ASCOLI «Se fossi il sindaco di Ascoli, sull'ospedale unico dell'Area Vasta 5 avrei giocato la carta, tutta politica, per una collocazione dell'ospedale unico più all'interno rispetto a quella baricentrica di origine algoritmica, e di conservare l'altro ospedale con funzioni sanitarie di base, sulla scia del percorso seguito da Pesaro-Fano e più recentemente da Macerata» afferma Valeriano Camela, medico ed ex consigliere regionale. «Territori, questi, dove invece la politica ha avuto il buon senso e la forza di condividere un'opzione strategica che permetterà di realizzare l'ospedale unico più spostato verso le rispettive aree interne e contestualmente di mantenere l'altro ospedale con funzioni sanitarie di base. Questa importante opzione non risulta invece essere stata dibattuta nei tavoli delle numerose riunioni della conferenza dei sindaci dell'Area Vasta 5. Non è dato sapere perché la questione non è stata affrontata con la dovuta attenzione dai sindaci di Ascoli e San Benedetto». «Mentre fino a qualche anno fa l'impossibilità di condividere iniziative e progetti di sviluppo in Area vasta veniva addebitava alla diversità del colore politico delle amministrazioni dei due Comuni più grandi (centrodestra ad Ascoli e centrosinistra a San Benedetto) - analizza Valeriano Camela - oggi al contrario le amministrazioni comunali di Ascoli e San Benedetto presentano assoluta omogeneità politica. Specialmente su un tema così delicato e sensibile come l'ospedale unico, sarebbe stato quindi doveroso da parte dei due Sindaci affrontare e condividere un percorso comune. E' pertanto assolutamente necessario ed urgente conoscere dai sindaci di Ascoli e San Benedetto il perché non hanno esercitato quell'opzione alternativa, preferendo invece arenarsi sulla semplice posizione di contrarietà ad una scelta di natura algoritmica, ad un certo punto risultata obbligata».
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Corriere Adriatico