Dal 2010 al 2017 l'ammontare dei canoni che l 'Ente paga è passato da 668mila a 75mila euro all'anno

Dal 2010 al 2017 l'ammontare dei canoni che l 'Ente paga è passato da 668mila a 75mila euro all'anno
LE FINANZE MACERATA Una politica di valorizzazione e di razionalizzazione del patrimonio immobiliare che ha portato il Comune a dare una drastica sforbiciata a centinaia di...

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LE FINANZE
MACERATA Una politica di valorizzazione e di razionalizzazione del patrimonio immobiliare che ha portato il Comune a dare una drastica sforbiciata a centinaia di migliaia di euro di affitti pagati, nel giro di sette anni. Dal 2010 al 2017, infatti, l'ammontare dei fitti passivi, ovvero dei canoni di locazione che il Comune paga per immobili che occupa per lo svolgimento di funzioni direttamente svolte o collegate, è passato da 668mila a 75mila euro l'anno. Un calo di 593mila euro, ovvero meno 86%, che in termini di immobili presi in affitto dal Comune significa una diminuzione da 25 a 7 strutture, che per le casse comunali significa ossigeno e, allo stesso tempo, evidenzia una gestione virtuosa del patrimonio immobiliare.

Questo, perché, la diminuzione degli affitti che il Comune paga ogni anno per avere in locazione alcune strutture che utilizza, va di pari passo con l'aumento degli affitti che il Comune riceve per immobili che concede in locazione. I canoni che entrano nelle casse comunali, infatti, stando ai dati aggiornati alla fine di giugno 2017, sono pari a 643.542 euro e questo risultato positivo è ottenuto anche in virtù di operazioni che sono state messe in atto da qualche anno a questa parte.
La partita delle Entrate
Come, ad esempio, l'aver riportato gli uffici comunali a palazzo Conventati, che prima era affittato all'Università di Macerata, e l'aver dato in locazione la ex caserma Papalina all'agenzia delle Entrate, che versa nelle casse municipali 316mila euro l'anno. Tra l'altro, sempre nel Risiko degli spostamenti di uffici, quando l'immobile ex Gil di viale Don Bosco sarà stato riqualificato, in quella sede si trasferiranno gli uffici dell'Apm, attualmente collocati a piano terra della Papalina, con il duplice risultato per il Comune di percepire due affitti in più, ovvero quello per l'immobile di viale Don Bosco dalla sua partecipata e quello che attualmente sfrutta Apm, che sarà occupato da altri uffici dell'agenzia delle Entrate. In tutto ciò si inseriscono anche le alienazioni immobiliari, ovvero la vendita da parte dell'amministrazione comunale di proprietà immobiliari che non sono più funzionali alle finalità dell'ente. Il piano triennale delle alienazioni 2016-2018 ha un valore di oltre 4,5milioni di euro, anche se, come spesso accade, è difficile raggiungere l'obiettivo nella sua totalità. Solitamente, quello che il Comune riesce a vendere sono alcune piccole porzioni di terreno, i così detti frustoli, perché adiacenti a proprietà di privati che ne fanno richiesta, oppure delle vecchie case coloniche di proprietà.
Vendite difficili
Gli immobili dal maggior valore economico, come nel caso della ex chiesa di San Rocco, che si trova in vicolo Costa, in vendita a 400mila euro, difficilmente riescono a intercettare compratori. Detto questo, il patrimonio immobiliare del Comune di Macerata è estremamente ampio. Da un'analisi delle schede a disposizione, che racchiudono tutte le proprietà immobiliari che in totale sono quasi 350, si possono individuare i palazzi istituzionali e palazzo Buonacorsi, passando dalla biblioteca Mozzi Borgetti allo Sferisterio, continuando per il teatro Lauro Rossi, l'Asilo Ricci e il Tribunale, e ancora la torre Civica, il cimitero, l'auditorium San Paolo e tutte le scuole comunali, comprendendo tutti gli impianti sportivi, dallo stadio alla pista di pattinaggiona lle bocciofile al tiro a segno, fino al terminal dei pullman extraurbani e alle rovine del teatro romano Helvia Recina.
I beni minori

C'è, poi, una fetta di proprietà, per così dire, minori, non tanto per importanza o valore, quanto perché spesso non si pensa che possano essere comunali, costituita, ad esempio, dalle fontanelle che si trovano lungo le strade del centro storico e da diverse chiese rurali, dalla Loggia del Grano e dai giardini Diaz, dai bagni pubblici dislocati per la città, da alcuni appartamenti e magazzini sparsi per le i vari quartieri, alcuni orti urbani, diversi monumenti, come quello a Giuseppe Garibaldi, nell'omonima piazza, fino ai serbatoi dell'acquedotto e alle porte storiche della città, al rifugio antiaereo di viale Leopardi, ai sottopassi pedonali e all'ufficio postale di Collevario. Tutte proprietà, queste, che sono patrimonio della città e che, in alcuni casi, andrebbero valorizzate, non nel senso economico, ma di una maggiore dignità.
Nicola Paciarelli
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Corriere Adriatico