Da Zarepta c'è il take away

Da Zarepta c'è il take away
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LA SOLIDARIETÀ
ASCOLI La pandemia continua a diffondere i suoi effetti negativi anche nel sociale. Sono tante, infatti, le persone che si rivolgono alle strutture assistenziali della città in cerca di un aiuto a causa delle difficile condizioni economiche provocate dagli effetti della crisi sanitaria ancora in atto. Ad Ascoli il Polo accoglienza e solidarietà ha raddoppiato gli sforzi per aiutare le tante persone che si trovano in difficoltà. «C'è una domanda sostenuta sia per i pasti che per gli aiuti per le spese alimentari. Lentamente stiamo riavviando tutte le attività, con gli ambulatori dentistici che saranno pronti e autorizzati dalla Asur - spiega il presidente del Pas Pino Felicetti. - Stiamo utilizzando tutte le precauzioni possibili per evitare una nuova ondata di contagi, ma tutto sta andando avanti. Quello che è possibile fare in presenza lo facciamo, mentre la mensa è ancora da asporto. Non facciamo controlli sanitari perché lo stazionamento in questa struttura è sempre molto breve. Le persone passano qui a prendere il sacchetto e vanno via, sempre muniti di mascherina e sempre all'esterno. Poi procediamo comunque alla sanificazione dei luoghi, ma le persone che frequentano i nostri luoghi sono volti conosciuti».

Tante richieste
«In questi mesi c'è stato un aumento esponenziale delle richieste di pasti, con un piccolo ridimensionamento negli ultimi tempi: adesso siamo ad una media di 60 pasti al giorno distribuiti - spiega Corrado Bruni dell'associazione Zarepta. - Le richieste vengono per la maggior parte da ascolani e per la prima volta si sono affacciate anche intere famiglie di extracomunitari. Continuiamo a servire i pasti in modalità d'asporto perché non possiamo riaprire la mensa visto che dovremmo seguire una serie di cautele difficili da effettuare. L'aumento dei pasti è un segnale che può dipendere da tanti fattori, sopratutto quando finisce il reddito di cittadinanza o arrivano le bollette da pagare. Il tutto risente della situazione generale ma la media è quella. Non è un buon segno che ce ne siano così tanti».
L'iniziativa
«La ripartenza è stata segnata da un aumento delle situazioni critiche, sopratutto per le persone che lavoravano in nero o svolgevano attività saltuarie - spiega Stefano Felice del Centro di ascolto della Caritas. - Se alcune situazioni non le conoscevamo, il post lockdown ha fatto esplodere queste realtà che sono venute alla luce con grande chiarezza. Si tratta di situazioni che si sono affermate ulteriormente appunto con il post-Covid: sapevamo che esistevano nella nostra città ma non si erano mai potute ben delineare. Stiamo lavorando con queste persone per cercare di farle inserire nel mondo lavorativo in maniera ottimale attraverso un progetto ideato dalla Caritas, grazie ad alcuni tirocini, dando la precedenza alle persone che non conoscevamo. Stiamo ideando dei progetti condivisi anche con i servizi sociali del Comune» conclude Felice.

Cristiano Pietropaolo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico