Cocaina venduta dagli albanesi ai nigeriani il racket dell'eroina

Cocaina venduta dagli albanesi ai nigeriani il racket dell'eroina
IL RETROSCENAANCONA I grossisti della cocaina sono albanesi; il traffico di eroina è, in gran parte, in mano ai nigeriani; lo spaccio di hashish e marijuana è appannaggio di...

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IL RETROSCENA
ANCONA I grossisti della cocaina sono albanesi; il traffico di eroina è, in gran parte, in mano ai nigeriani; lo spaccio di hashish e marijuana è appannaggio di gruppi nord africani. Perché se è vero che nuove droghe compaiono all'orizzonte - come l'hashish Kush e, a gennaio scorso, lo shaboo - il perimetro dello sballo è sempre legato a quelle che si possono definire sostanze storiche.

Le indagini
A disegnare la mappa è il vicequestore Carlo Pinto, dirigente della Squadra Mobile, che mette in guardia, soprattutto, dal cambiamento di abitudini degli assuntori di stupefacenti, che tendono a mimetizzarsi di più nei contesti sociali che frequentano. «Se fino a un po' di tempo fa - osserva - l'assuntore di eroina era, per lo più una persona ai margini della società, adesso non è raro incontrarne di perfettamente inseriti, in ogni contesto sociale, anche nel mondo del lavoro, senza che nessuno si accorga della loro condizione». Anche perché cambia il modo di assunzione. «L'eroina - aggiunge il capo della Mobile - molto spesso adesso si fuma, non si inietta più. E questo rende più difficile, nell'immediato, anche il lavoro degli investigatori». È un'osservazione che nasce dall'esperienza di anni di indagini condotte per contrastare un fenomeno - quello dello spaccio di stupefacenti - che, sebbene sembri ondivago, in realtà non è mai molto cambiato quanto a sostanze.
«Le droghe principali di cui ci occupiamo - afferma Pinto - sono sempre le stesse: marijuana e hashish, cocaina ed eroina». Sostanze, per così dire storiche, la cui presenza tende ad affermarsi anche in relazione ai prezzi che il mercato clandestino impone o alla moda del momento. «C'è stato un momento - dice ancora il vicequestore - in cui la cocaina veniva considerata una sostanza dei ricchi, senza pensare alle conseguenze che produce, soprattutto per quanto riguarda la dipendenza psichica». Adesso, questa considerazione è venuta meno anche per l'abbassamento del prezzo della cocaina e per una trasformazione del modo di assunzione. «Come per l'eroina - spiega Pinto - adesso non è infrequente trovare persone che utilizzino la cocaina aspirandone i fumi dei cristalli». Un sistema che amplifica lo sballo, rendendolo ancora più forte.
L'etnicità
Lo spaccio della cocaina introduce l'altro argomento: come ogni traffico di sostanza stupefacente sia legato a una particolare etnia. «Lo spaccio all'ingrosso della cocaina - secondo Pinto - è nelle mani dei trafficanti albanesi». Non è un allarme locale, ma è una precisa indicazione che esce da diversi rapporti internazionali sul narcotraffico. La criminalità albanese ha trasformato il proprio territorio da paese essenzialmente produttore (di marijuana) a paese di transito di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, grazie a un collegamento con i narcos dei paesi produttori sudamericani. Per quanto riguarda le altre etnie, a livello locale, i nigeriani hanno praticamente il monopolio dello spaccio di eroina, mentre il fumo - hashish e marijuana - sono storicamente appannaggio della manovalanza nord africana.
Il sintetico

C'è poi, inoltre, il capitolo delle droghe psicotrope, che non significa necessariamente nuove. «Anche qui - afferma il vicequestore - ci sono sostanze presenti da molto tempo sul mercato illegale: acidi, metanfetamina, ecstasy la cui pericolosità è troppo spesso sottovalutata perché hanno effetti devastanti». Né può definirsi nuova lo shaboo che in alcune comunità etniche è molto usata. Non sono presenti, nel mercato locale, invece, droghe sintetiche, per lo più di produzione russa, che in altre parti di Italia, sono comparse. L'ultimo capitolo, infine, riguarda la droga e il web. Se qualcuno pensa di farla franca, grazie all'e-commerce senza scrupoli su internet, deve ricredersi. Lo sa bene il giovane anconetano che aveva comprato tutto l'armamentario per coltivare funghi allucinogeni in Olanda e se li era fatti spedire a casa. «Li coltivava - ricorda il capo della Mobile - nella cameretta della sua abitazione a Posatora». Il pollice verde non gli ha evitato il fermo.
Edoardo Danieli
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Corriere Adriatico