Celebrata a Sant'Agostino la prima messa festiva. Gel igienizzante all'ingresso

Celebrata a Sant'Agostino la prima messa festiva. Gel igienizzante all'ingresso
Celebrata a Sant'Agostino la prima messa festiva. Gel igienizzante all'ingresso della chiesa per i fedeli che ieri alle 11,15 hanno assistito alla funzione religiosa dopo oltre...

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Celebrata a Sant'Agostino la prima messa festiva. Gel igienizzante all'ingresso della chiesa per i fedeli che ieri alle 11,15 hanno assistito alla funzione religiosa dopo oltre due mesi di stop imposto dalle norme di distanziamento anticontagio. Soltanto due i posti disponibili sui lati opposti di ogni panca, nelle 14 file quasi tutte riempite dai parrocchiani. Alcuni sono rimasti in piedi, sotto gli occhi attenti e vigili dei volontari. Il vice parroco don Leonardo si è raccomandato con i fedeli nel mantenere la massima attenzione alternando momenti di riflessione alle battute scherzose: «Avete visto questi giovani in chiesa con addosso i gillet gialli. Non sono manifestanti francesi ma i nostri ragazzi che ci danno un aiuto nel rispettare le norme di distanziamento durante la messa. Come ci ha insegnato San Paolo nella sua lettera, quella di oggi la dobbiamo considerare come una giornata che ci spinge ad aprire gli occhi andando oltre lo sguardo potremmo dire prettamente fisico e carnale. Le mascherine che abbiamo indosso sono un invito a osservare i nostri fratelli e le nostre sorelle con lo sguardo del cuore». Don Leonardo ha invocato lo spirito di sapienza e di liberazione. «Uomini di Galilea perché ve ne state a fissare il cielo? Ci interroga il Signore oggi nella domenica dell'Ascensione. Per tanto tempo i nostri cari sono rimasti lontani dai nostri occhi. Ci siamo serviti di smartphone e cellulari ma non poteva essere la stessa cosa. Come gli apostoli dopo aver visto la morte per crocifissione di Gesù, ci siamo sentiti smarriti in questo tempo di dolore e di fatica. Gesù è risorto ed è poi apparso agli apostoli anche se noi dubitavamo. Illuminiamo e alleniamo gli occhi del cuore».

Jacopo Zuccari
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Corriere Adriatico