Bonci, preoccupato, le dice che anche i lavori fatti da Molini al Passetto erano

Bonci, preoccupato, le dice che anche i lavori fatti da Molini al Passetto erano
Bonci, preoccupato, le dice che anche i lavori fatti da Molini al Passetto erano stati liquidati con fondi del parcheggio Traiano che «non c'entra un ca...o neanche con i...

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Bonci, preoccupato, le dice che anche i lavori fatti da Molini al Passetto erano stati liquidati con fondi del parcheggio Traiano che «non c'entra un ca...o neanche con i cimiteri». E afferma: «Lavori non fatti al cimitero... quello è il problema». Già, un bel guaio. «Ah, quindi falsi», intuisce la collega. E lui: «Però non ho firmato niente» e scarica le responsabilità al Rup. Da allora, secondo il gip, Bonci «ha adottato un atteggiamento più cauto», ma lo tsunami giudiziario era scoppiato per la condotta illecita: «Io funzionario voglio ricavare X dall'appalto conferito, dimmi tu imprenditore quando vuoi che aggiunga a X per concludere l'accordo con soddisfazione reciproca».

Meccanismo che appare lampante quando, a luglio, Bonci in un colloquio con Molini, a fronte di un incarico da 6mila euro, calcola l'utile per sé di 2mila euro, con un rapporto di uno a tre: «Quindi è sei? Tre volte tanto». Poi: «Tu mi devi dire quanto ti serve di non lavori in maniera che il mio utile sia questo». Accordi sui non-lavori: per il gip, «un alto tradimento alla funzione e al servizio pubblico, piegati al più vile tornaconto personale» di un dipendente comunale che concordava «caffè e cappuccini», «fresche, freschelle e freschine» con i soliti imprenditori.
Stefano Rispoli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere Adriatico