WOLFSBURG - Tutto come prima. O quasi. Con il nuovo primato di veicoli commercializzati – inclusi quelli industriali delle controllate MAN e Scania – lo scorso anno il...
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Il costruttore ha precisato che alcune “voci speciali imputabili al problema del diesel” hanno influito sull'utile operativo, che è comunque quasi raddoppiato passando dai 6,7 miliardi dell'esercizio 2016 ai 13,8 di quello del 2017. Senza i 3,2 miliardi di queste “voci speciali” (peraltro più che dimezzate rispetto all'ultimo bilancio) sarebbe stato di 17 miliardi. Il Ros finale, il ritorno sulle vendite, è salito del 6% malgrado l'incidenza negativa del cambio valutario. L'utile netto del gruppo è stato di 11,6 miliardi contro i 5,4 dell'ultimo bilancio e, soprattutto, contro i 10,8 dell'ultimo esercizio prima del dieselgate. L'Ebit della joint venture cinese – nel 2017 di 4,7 miliardi - non è tradizionalmente compreso nel bilancio.
Il Ceo Matthias Müller ed il gruppo sono attesi in futuro da sfide importanti (come l'elettrificazione) e da cambi radicali. Ma il top manager è ottimista: «L'eccellente risultato finanziario assicura una base solida – ha dichiarato - e fornisce ogni ragione per essere fiduciosi». A giudizio di Müller il piano “Together - Strategy 2025” sta sortendo effetti ed i risultati sono tangibili.
I primi beneficiari dei buoni risultati del gruppo saranno gli investitori, anche se i dipendenti beneficeranno dei bonus distribuiti dai vari marchi ed anche del nuovo contratto di lavoro. Circa 120 mila lavoratori impiegati in Germania dalla sola Volkswagen otterranno un aumento del 4,3% in busta paga. Il dividendo che il Board of Management sottoporrà all'approvazione degli azionisti nel corso dell'assemblea generale il prossimo 3 maggio è “pesante”. Per le azioni ordinarie sarà di 3,9 euro contro i 2 dell'ultimo esercizio, per le privilegiate di 3,96 (2,06). Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico