Usa, svolta sulle batterie elettriche. Risolta la disputa LG-SK, Biden accelera su produzione interna

Batteria di un'auto elettrica
NEW YORK - I produttori di batterie elettriche sudcoreani LG e SK risolvono la loro disputa sulla proprietà intellettuale e Joe Biden sorride. Il patteggiamento infatti...

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NEW YORK - I produttori di batterie elettriche sudcoreani LG e SK risolvono la loro disputa sulla proprietà intellettuale e Joe Biden sorride. Il patteggiamento infatti rimuove il rischio di uno stop ai piani di produzione di auto elettriche negli Stati Uniti di Ford e Volkswagen, che avrebbe compromesso migliaia di posti di lavoro. L’accordo raggiunto è una «vittoria per i lavoratori americani e per l’industria dell’ auto statunitense», ha detto Biden festeggiando l’intesa. «Una delle aree chiave del mio piano Build Back Better è proprio quello di avere auto e batterie elettriche del futuro prodotte in America da lavoratori americani», ha aggiunto il presidente. Il patteggiamento prevede che SK Innovation paghi 1,8 miliardi di dollari a LG, che l’aveva accusata di aver acquisito illegalmente tecnologia sensibile. Le due società sudcoreane si sono inoltre impegnate a non farsi causa per i prossimi 10 anni e «a lavorare per lo sviluppo dell’industria delle batterie elettriche in Corea del Sud e negli Stati Uniti tramite una concorrenza leale e una cooperazione amichevole».

L’accordo evita l’entrata in vigore del divieto all’import per SK Innovation, che gli Stati Uniti avevano minacciato, consentendo all’azienda di proseguire nella costruzione del suo impianto in Georgia, Stato politicamente chiave per Biden. L’intesa rimuove per Biden un ostacolo al suo piano per le infrastrutture, che vede proprio nell’elettrico una delle aree su cui spingere. Il programma da 2.250 miliardi di dollari è oggetto di forte scontro con i repubblicani, contrari a un aumento della tasse sulle aziende e sui ricchi per finanziarlo. Una contrarietà che Biden vuole tentare di superare: il presidente punta infatti a un accordo bipartisan forte del fatto che, in passato, anche i conservatori si sono detti favorevoli a investire e ricostruire le infrastrutture americane. Proprio in quest’ottica Biden incontra lunedì una delegazione di democratici e repubblicani del Congresso per cercare di colmare le distanze e ascoltare eventuali proposte. Una cosa per Biden è comunque certa: pur essendo disponibile a trattare, anche sul fronte delle tasse, il presidente ha detto chiaramente che «non agire non è un’opzione», lasciando di fatto intravedere la possibilità che i democratici possano andare avanti da soli come già fatto per il piano di salvataggio da 1.900 miliardi di dollari. 

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Corriere Adriatico