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È tornato a Roma l’importante evento che Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri in Italia (Unrae) e Luiss Business School hanno dedicato al tema ‘Nuovi scenari automotive e futuro della mobilità’ che abbraccia a 360 gradi tutti gli aspetti di questo comparto. Un settore, quello dell’ auto e del suo indotto, che in Italia vale 1,25 milioni di addetti, che genera un reddito fiscale di 76,3 miliardi di euro ed il cui fatturato rappresenta il 20% circa del Prodotto interno lordo (Pil). La giornata è iniziata con un saluto di Matteo Caroli, associate dean for sustainability and impact e responsabile Osservatori Luiss Business School Subito dopo Andrea Cardinali, direttore generale Unrae, ha presentato nel suo dettagliato rapporto tutte le cifre del mercato 2023 che, pur essendo cresciuto nel primi 11 mesi del 20,1% rispetto allo scorso anno, chiuderà con un calo del 18,1% se confrontato con il 2019 in cui venne ottenuto il dato più alto. Michele Crisci, presidente Unrae, è invece intervenuto a commentare e proporre una via d’uscita rispetto alla situazione fotografata da Cardinali con una relazione dal significativo titolo ‘Il Futuro della im-mobilità’.
L’Unrae al riguardo chiede di riportare al 2024, per le prime due fasce di emissione (0-20 e 21-60 g/km), i fondi inutilizzati per incentivi alle autovetture, oltre 600 milioni di euro.
In conclusione della giornata in Villa Blanc a Roma, Fabio Orecchini, direttore scientifico dell’Osservatorio Luiss Business School e Università Guglielmo Marconi ha dettagliato la ricerca ‘L’ auto cinese in Europa e in Italia: conoscere per deciderè. Ne è emerso un quadro complesso che sta coinvolgendo in modo diverso il Continente e il nostro mercato. Che non è legato - come si ritiene comunemente - all’ auto elettrica ma che si basa soprattutto sull’arrivo di ben 23 nuove marche cinesi entro il 2024 che si aggiungono, nell’impatto che hanno sul Continente, alle vetture costruite in loco ed esportate dalla Cina da Case europee ed americane.
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