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Chi si ritrova con la patente sospesa non può invocare lo “stato di necessità” per emergenza per mettersi alla guida di un veicolo e sperare, in caso di controllo, di scampare alla sanzione prevista, a meno che la persona da trasportare non sia in pericolo di vita o ne sia comunque a rischio l’integrità. Questo il principio che emerge dalla sentenza numero 22020 del 12 luglio 2022 della seconda sezione Civile della Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso di un automobilista della provincia di Pordenone, sanzionato per aver guidato verso il Pronto Soccorso il veicolo di una conoscente che non si sentiva bene per un attacco di panico, scambiato dallo stesso ricorrente per un episodio di maggior gravità.
Nel commentare la sentenza, gli esperti del periodico specializzato All-In Giuridica del gruppo SEAC, sottolineano come per invocare lo stato di necessità con speranza di successo del ricorso, l’automobilista deve «dimostrare l’imminente pericolo di vita del passeggero e l’impossibilità di provvedere diversamente alla salvezza di quest’ultimo.
Sull’errata valutazione della gravita dello stato di salute effettuata dall’automobilista, gli Ermellini nella stessa sentenza ricordano che, in via generale, «la responsabilità dell’autore dell’illecito può essere esclusa anche in caso di erronea supposizione della sussistenza degli elementi concretizzanti una causa di esclusione della responsabilità (...), quando la violazione è commessa per errore sul fatto, ipotesi questa nella quale rientra anche l’erroneo convincimento della sussistenza di una causa di giustificazione. Qualora, però, l’interessato deduca una determinata situazione di fatto a sostegno dell’operatività di un’esimente reale o putativa deve provarne la sussistenza, non essendo sufficiente una mera asserzione sfornita di qualsiasi sussidio probatorio». Nel caso in oggetto le giustificazioni portate non sono state ritenute sufficienti.
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