Perez e il terribile 2023: «Avevo perso l'autostima, un mental coach mi ha aiutato. Il prossimo anno lotterò per il titolo»

Il pilota della Red Bull ha festeggiato la vittoria della classifica costruttori

Perez e il terribile 2023: «Avevo perso l'autostima, un mental coach mi ha aiutato. Il prossimo anno lotterò per il titolo»
È l'enigma della stagione 2023. Il crollo di Sergio Perez è materia di analisti, psicologi e quant'altro. Per la prima volta, il messicano ha parlato della...

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È l'enigma della stagione 2023. Il crollo di Sergio Perez è materia di analisti, psicologi e quant'altro. Per la prima volta, il messicano ha parlato della crisi che lo ha colpito dopo un brillante avvio di campionato, tanto che stava insidiando seriamente la leadership di Max Verstappen. Nei primi cinque Gran Premi, aveva vinto a Jeddah e Baku, conquistando in Azerbaijan anche la gara Sprint, poi otttenuto due secondi posti a Sakhir e Miami oltre a una quinta posizione a Melbourne al termine di una gran rimonta per essere partito ultimo causa errore in qualifica. Poi, due pole firmate a Jeddah e Miami.

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Dopo due corse era a un solo punto da Verstappen (44 a 43), al terzo appuntamento in Australia il divario era salito di 15 punti (69 a 54), ma al termine del fine settimana di Baku, Perez si era riportato a meno sei lunghezze dal compagno di squadra, 93 a 87. Alla bandiera a scacchi di Miami, con Verstappen primo (più il punto del giro più veloce) e Sergio secondo, la differenza era tornata oltre i 10 punti, 14. Dopo di che, è calata la nebbia nei pensieri di Perez, gli errori si sono sommati, le prestazioni in qualifica sono state pessime in diverse occasioni, ed ora a una settimana dall'evento di Losail, l'olandese ha 400 punti, lui 223.

«A inizio anno avevo un buon feeling con la vettura», ha cercato di spiegare Sergio al giornale olandese De Limburger, «ma le auto si evolvono. Dopo Miami, la situazione è peggiorata per me. Mi sembrava di guidare un'altra macchina, lontana dalle mie esigenze. Ho mancato diverse volte l'accesso al Q3, in alcune occasioni ho persino faticato a superare la prima fase delle qualifiche. Tutto questo, ha distrutto la mia autostima. In estate guidavo sfiduciato, e tutto è divenuto complicato».



Perez ha quindi fatto ricorso a un aiuto esterno, uno psicologo, che nel motorsport viene definito come mental coach perché fa "brutto" dire che ci si affida a un professionista della mente: «La Formula 1 è il mio sport, la mia vita, la mia passione. Ma in situazioni così difficili nel lavoro, è complicato essere allegri a casa con moglie e figli. Per questo ho assunto un mental coach, la mia famiglia merita un papà allegro a casa. Sto lavorando per diventare la migliore versione di me stesso, sia nel privato sia come pilota. Ora ho 33 anni, ma sto ancora imparando ogni giorno. In pista, ma sicuramente anche fuori».



Perez parla poi dell'ambiente Red Bull: «Sono grato alla Red Bull per avermi dato l'opportunità di correre in una squadra di alto livello. Sarebbe bellissimo se potessi concludere la mia carriera con loro. Ma correre per la Red Bull non è facile perché hanno un modo di lavorare molto particolare, la loro macchina è costruita con un approccio diverso rispetto agli altri team. Serve tempo per adattarsi. E ovviamente c'è Verstappen come compagno di squadra. Ora mi sento positivo, al cento per cento, mi ha aiutato il ricordo delle due vittorie di inizio anno. E penso di poter lottare per il titolo nel 2024». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico