MILANO - Ci perdoneranno i cultori del «politically correct» se dissentiamo da chi vede nell'automobile una delle cause principali dei mali ambientali che...
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Se l'auto è diventata più rispettosa dell'ambiente, ottenendo risultati in molti casi clamorosi per quando riguarda la riduzione delle emissioni, il merito non è solo dell'evoluzione tecnologica (e del correlato, ingente impegno finanziario) di cui il settore è stato artefice, ma anche dell'emergere di nuove e più razionali forme di mobilità, spesso proprio per iniziativa di chi le auto le produce, come nel caso del car sharing.
Sotto questo aspetto, un esempio documentato e significativo delle potenzialità connesse con l'uso condiviso delle vetture viene dalla Bmw, che ha analizzato dal punto di vista «ambientalista» i risultati ottenuti a Milano da «DriveNow», la formula di car sharing avviata nel capoluogo lombardo nell'ottobre del 2016 e basata su una flotta di 500 unità, tra Bmw e Mini.
In base ai dati raccolti, il ricorso alle vetture condivise anzichè all'auto di proprietà ha consentito di risparmiare in città 540 tonnellate di CO2 nei primi 11 mesi del 2017. Nel calcolo entra da una parte la maggiore efficienza della flotta DriveNow, che comprende anche alcune i3 al 100% elettriche, che vanta emissioni mediamente inferiori del 30% al circolante italiano, dall'altro il minore ricorso alle auto private, le cui percorrenze risultano tagliate dal crescente peso del car sharing nel mixi di mobilità urbana.
Le 500 vetture messe a disposizione degli utenti dal gruppo di Monaco hanno in definitiva dato alla miglior qualità dell'aria milanese un contributo equivalente e quello di 700 alberi. Risultato tutt'altro che trascurabile, se si considera che DriveNow non è l'unica, e neppure quella attiva di più tempo, iniziativa di car sharing operativa a Milano e in altri dei maggiori centri urbani italiano.
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Corriere Adriatico