Autotrasporto, con la crisi (2008-2013) persi in Italia 200 mila posti di lavoro

Il camion sulle strade
MODENA - Sono 197.000 i posti di lavoro persi nella filiera del settore autotrasporti in Italia dal 2008 al 2013, periodo nel quale hanno anche chiuso più di 2.000 imprese con...

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MODENA - Sono 197.000 i posti di lavoro persi nella filiera del settore autotrasporti in Italia dal 2008 al 2013, periodo nel quale hanno anche chiuso più di 2.000 imprese con una flotta di veicoli superiore a sei unità.


Un quinquennio nero che, stando alla ricerca condotta da Gipa Italia, il gruppo legato al mercato della manutenzione, della cura, della riparazione e del post vendita nel settore automotive, ha comportato per l'Erario italiano mancati introiti per 10,4 miliardi di euro considerando accise sui carburanti, Ipt, Irap e Ires. I dati sono stati resi dall'Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri (Unrae), Settore Veicoli Industriali, a Modena dove è stato lanciato un vero allarme da parte di un comparto in notevole sofferenza.

E il termine “esodo” è quello più frequente, e per nulla metaforico, per rappresentare una marcata tendenza a delocalizzare all'estero attività e risorse per un settore che in Italia rischia di soccombere sotto il peso della tassazione e dell'inefficienza. Nei cinque anni considerati, solo i veicoli industriali superiori a 3,5 tonnellate hanno fatto registrare un -64% di vendite in Italia, e si stima che siano 5.200 all'anno i mezzi immatricolati all'estero per intercettare condizioni fiscali e di mercato migliori.

«Siamo il 4/o Paese al mondo per esportazioni - ha detto introducendo i lavori Romano Valente, direttore generale Unrae - ma siamo al 132/mo posto per efficienza logistica». Il declino del settore sembra avere diverse motivazioni, ma è unanime la sensazione che non ci sia più tempo da perdere. «Ha senz'altro pesato la crisi - ha dichiarato Marc Aguettaz, direttore generale di Gipa Italia che ha condotto lo studio per Unrae - visto che l'Italia in un quinquennio ha perso il 9% del proprio Pil, con effetti complessivi che ritroviamo solo nel periodo della Prima Guerra Mondiale - ma pesa senz'altro il fatto che un autista costi mediamente alle nostre imprese di trasporto 60.200 euro, contro i 31.200 medi dei paesi stranieri e in particolare i 26.000 dell'Est Europa. E conta anche - ha sottolineato Aguettaz - che la pressione fiscale sulle imprese sia del 66%, a fronte del 36% medio all'estero e anche solo del 53% dell'Ovest Europa».


Non vengono segnali confortanti per il settore dalla semplice analisi del parco circolante dei veicoli industriali. Unrae ha evidenziato come il 72,5% dei mezzi circolanti sulle nostre strade sia “pre Euro 4” in termini di emissioni, e che il 48,4% dei veicoli in uso abbia più di dieci anni. «Chiediamo la defiscalizzazione dell'autotrasporto allineata agli altri Paesi dell'Europa, in particolare dell'Est - ha detto Giancaro Codazzi, presidente Unrae Veicoli Industriali - un salario minimo armonizzato a livello europeo per evitare il dumping sociale e anche la liberalizzazione del noleggio senza conducente. Solo cambiando in toto l'economia del settore si può favorire una sua reale ripresa. Il nostro - ha aggiunto Codazzi - non è un lamento fine a se stesso, ma un appello costruttivo per rilanciare un settore di grande importanza per l'economia del Paese».

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Corriere Adriatico