Russia, le nuove auto sono senza air bag, Abs e catalizzatori. L'effetto delle sanzioni

Una delle Lada derivata dalla Fiat 124 ai tempi dell'Unione Sovietica
La Commissione Europea ha appena deciso che dal 2035 non potranno più essere vendute auto con motori a benzina o diesel, ma soltanto elettriche. Una svolta storica, che ha...

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La Commissione Europea ha appena deciso che dal 2035 non potranno più essere vendute auto con motori a benzina o diesel, ma soltanto elettriche. Una svolta storica, che ha tra le conseguenze anche il distacco sempre più marcato dalla Russia: il Paese guidato da Putin ha infatti deciso di cambiare le regole sulle emissioni di CO2, abolendo di fatto l’obbligo di rispettare gli standard europei finora osservati e liberalizzando la produzione di auto prive di marmitte catalitiche, come le vecchie Moskvič. Che – si dice - potrebbero tornare in produzione con progetti e componenti di origine cinese.

 

 

Russia, il decreto sulle auto

Il decreto firmato dal primo ministro russo Mikhail Mishustin liberalizza di fatto anche l’immatricolazione di auto nuove prive dei sistemi di sicurezza più avanzati, come l’airbag, l’ABS, l’ESP, i pretensionatori delle cinture di sicurezza, i sistemi di allerta automatica in caso d’incidente… Di conseguenza il decreto ha anche semplificato, per legge, i processi di omologazione delle auto, liberalizzando di fatto la produzione e l’immatricolazione di veicoli conformi a normative vecchie di trent’anni. Un salto indietro che riporta la Russia ai tempi dell’Unione Sovietica.

 

 

 

Le sanzioni inflitte dall'Ue

Tutto ciò è conseguenza delle sanzioni inflitte a Mosca dall’UE a causa della guerra in Ucraina e della chiusura delle fabbriche a suo tempo aperte in territorio russo da aziende occidentali come la Volvo e la Renault. Quest’ultima ha frettolosamente ceduto le proprie quote al partner russo AvtoiVAV e si dice che nello stabilimento gestito fino a poco tempo fa in partnership potrebbe essere riavviata la produzione di veicoli con lo storico marchio Moskvich. Il sindaco della capitale, Sergey Sobyanin, si è sbilanciato fino a dire che “la ex fabbrica Renault deve ripartire per evitare di lasciare migliaia di lavoratori a casa”. Ed è in questa prospettiva che si parla (ma senza conferme ufficiali) di un interessamento della cinese JAC.

 

 

La marcia indietro

Per il mercato locale questa clamorosa marcia indietro sembra essere al momento l’unica strada percorribile: una strada obbligata, che di colpo cancella l’immagine di un mercato ricco, in piena espansione, all’interno del quale si sono imposti anche i migliori marchi occidentali specializzati in prodotti di lusso e ad alte prestazioni. Sarà per sempre così? Rivedremo in Russia auto “nate vecchie”, inquinanti e insicure come ai tempi dell’URSS? Fino al primo febbraio 2023, data di scadenza del decreto firmato dal primo ministro Mishustin, sì. Poi chissà. Anche sul fronte dell’auto potrebbe incidere la diplomazia.

 

 

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Corriere Adriatico