OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MILANO - A million more. Un milione in più. Non è l'allettante promessa di una lotteria, ma il nome dell'evento che ha dato il via ai «Volvo studio talks», una nuova occasione di incontri e confronti culturali – non necessariamente legati all'auto – nella location di rappresentanza della casa svedese aperta (la prima di una famiglia in crescita) nel cuore del Porta Nuova Garibaldi district che ha ridisegnato lo skyline milanese.
L'appuntamento inaugurale non poteva che essere dedicato al tema più caro al costruttore scandinavo: la sicurezza. Il milione in più, infatti, sta a significare l'auspicio-obiettivo di replicare il traguardo raggiunto con la cintura di sicurezza inventata da Volvo nel 1959 (e subito messa gratuitamente a disposizione di tutti i costruttori) da allora accreditata – secondo studi indipendenti – di aver salvato almeno 1.3 milioni di vite.
Titolo azzeccato a accattivante, ma anche fuorviante per chi si attendeva la classica presentazione delle novità più significative allo studio nei laboratori di Goteborg. Elegantemente, infatti, Volvo non ha voluto un'autocelebrazione, ma l'occasione per fare il punto su un tema che, assieme a quello della sostenibilità, è sempre attualissimo nel mondo della mobilità, e che nell'occasione è stato affrontato con particolare attenzione alla sicurezza della famiglia.
L'evento si è svolto in due parti.
È seguito un approfondimento in presenza (e in diretta streaming) più orientato alla realtà italiana e moderato da Gianluca Pellegrini, direttore di Quattroruote. Dopo il saluto di Michele Crisci, presidente di Volvo Car Italia, la direttrice della rivista «Io Donna» Danda Santini ha illustrato i risultati di un sondaggio sul rapporto tra le donne e la sicurezza in auto, il dottor Federico Semeraro, anestesista rianimatore bolognese, ha messo l'accento sulla relazione tra salute e sicurezza e la professoressa Federica Foianelli, docente del dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, ha parlato delle possibili conseguenze sulla sicurezza stradale della crescente diffusione della propulsione elettrica.
Ricco di spunti e informazioni l'intervento di Federica Deledda, vicequestore dirigente della sezione di Polizia Stradale di Cremona, che ha messo l'accento sull'evoluzione del progetto Icaro, nato in Italia come strumento per educare alla sicurezza stradale (gli incidenti sono la prima causa di morte nella fascia di età 15-24 anni) parlando ai giovani con il loro linguaggio e oggi adottato da 14 Paesi, sotto l'egida Ue, con il nome di Icarus che è l'acronimo della dizione inglese di «Approcci interculturali per la sicurezza degli utenti della strada).
Che si tratti di un tema davvero importante, lo dicono i numeri. Quelli relativi al 2019 parlano di 3.193 vittime e 241.384 feriti a causa di incidenti avvenuti nel 73,8% dei casi in ambito urbano, nel 21% su strade extraurbane nel 5,2% su autostrade e raccordi. Quanto alle cause, al primo posto (15,1% del totale) troviamo la distrazione, seguita (13,8%) dal mancato rispetto della precedenza e dalla velocità eccessiva con il 9,3%.
Sono cifre – senza contare i 16,8 miliardi (1% del Pil) di costo sociale – da bollettino di guerra. Una guerra che la Volvo è decisa a vincere, anche con scelte non sempre popolari come la decisione di imporre a tutte le vetture uscite di fabbrica quest'anno un tetto di 180 km orari alla velocità massima. E dal 2021 tutte le Volvo saranno dotate dell'innovativa Care Key, la chiave «magica» che tra l'altro consente ai genitori di impostare una velocità massima non superabile prima di dare l'auto ai figli, come pure del monitoraggio tramite telecamere per combattere la distrazione e valutare eventuali sintomi di alterazione psicofisica. Con la possibilità, se del caso, di un intervento automatico del veicolo.
Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico