Il messaggio dei vescovi "Ripartire dalla famiglia"

Edoardo Menichelli e Gerardo Rocconi
ANCONA - Il messaggio della Conferenza episcopale marchigiana distribuito in 120.000 copie in case e parrocchie. Ripartire...

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ANCONA - Il messaggio della Conferenza episcopale marchigiana distribuito in 120.000 copie in case e parrocchie.


Ripartire dalla famiglia per diffondere il Vangelo. Questo il messaggio di Natale dei vescovi delle Marche, che mons. Edoardo Menichelli e mons. Gerardo Rocconi hanno lanciato oggi a nome della Conferenza episcopale marchigiana in un incontro ad Ancona. Sarà distribuito in 120 mila copie in case e parrocchie. Ad un anno dal 2/o Convegno ecclesiale marchigiano, che ha riunito a Loreto 750 delegati diocesani da tutte le regioni, i vescovi delle Marche intendono dare continuità all'evento con un metodo di lavoro condiviso che coinvolga i Consigli pastorali delle 13 diocesi e le 800 parrocchie delle Marche. «Vogliamo - ha detto mons. Rocconi, vescovo di Jesi - che diventi un vero e proprio strumento di lavoro per laici e religiosi». Secondo il rapporto annuale del Censis, ogni italiano passa in solitudine 78 giorni l'anno, pari a cinque ore al giorno, e la Chiesa deve confrontarsi con questa realtà a partire dalla famiglia, piccola chiesa domestica, crocevia di ogni rapporto sociale e di ogni forma di missione pastorale. «Da un lato - ha detto l'arcivescovo di Ancona e Osimo mons. Menichelli - la Chiesa deve guardare dentro sè stessa per mettersi in grado di ascoltare la realtà del mondo attuale. Dall'altro stabilire con la famiglia un rapporto di comunione per diffondere la parola di Dio». «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade - hanno dichiarato i vescovi citando le parole di papa Francesco - piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze». Infine un commento di mons. Menichelli sulle Marche. «Credo che non siano nè un'isola felice, nè un' area di particolare sofferenza - ha detto -, però qui come altrove ognuno guarda solo al suo orticello. Se la società è frantumata è perchè la famiglia è frantumata e da sola non ce la può fare a cambiare le cose, nonostante il grande potenziale di solidarietà che le persone sono in grado di esprimere e che riscontriamo tutti i giorni nell'attività della Caritas. Occorre un passo di responsabilità condivisa anche con le istituzioni civili». «Ma dei segni di miglioramento ci sono - ha concluso mons. Rocconi - la gente apprezza sempre di più quello che ha rispetto a quello che non ha, e gli stili di vita cambiano verso una maggior sobrietà e solidarietà».






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Corriere Adriatico