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ANCONA - Nel 2013 le Marche erano tra le otto regioni più presenti nel mercato russo al tempo del conflitto per la Crimea e sono state tra le più colpite dal crollo degli affari che si è tradotto in un -59% nel giro di nove anni. Adesso a preoccupare le imprese manifatturiere della regione è la crisi ucraina e non solo per gli effetti sul caro energia: «Una escalation porterebbe al centro una serie di fattori penalizzanti, che strozzerebbero ancora di più il made in Italy», rileva Giorgio Menichelli, segretario generale Confartigianato Macerata, Ascoli Piceno e Fermo.
All’orizzonte si temono infatti l’aumento dei prezzi delle commodities, le difficoltà nel reperimento di materi prime e personale e l’aumento dei costi del trasporto via container.
Il report
La provincia di Macerata è al -44,3% e perde una posizione nel ranking territoriale italiano (da 27 a 28, con esportazioni passate da 103.656.352 euro a 57.773.377 euro nel periodo di riferimento). Una caduta consistente viene registrata nell’Ascolano che passa dalle 32esima posizione precipita alla 63esima, con un -87,5% (da 84.446.371 euro a 10.552.665 euro). Male anche le aziende manifatturiere del Fermano, che con il -70,3% vedono passare le esportazioni russe da 161.815.284 euro a 48.069.140 euro (nel 2013 era 17esima provincia in Italia, nel 2021 35esima).
Dati in flessione
«Numeri importanti - sottolinea Menichelli - se si considera anche il fatto che le Marche sono la terza regione in Italia per esposizione sul mercato russo (0,81%, valutata con l’incidenza delle esportazioni manifatturiere sul valore aggiunto del territorio)». Tra le provincie, l’export manifatturiero in Russia è all’1,7% del valore aggiunto a Fermo, 0,96% a Macerata e 0,28% ad Ascoli. «La Russia negli anni ha rappresentato un mercato di grande interesse specie nel nostro distretto, con il settore moda che ha però subito un calo drammatico (-43,4%). Le esportazioni nel 2021 sono sì in ripresa, ma ancora lontane dal pre-covid e abissali rispetto al 2013. Quello che ci auguriamo - spiega il segretario generale - è intanto un disgelo di questo clima di tensione ed un impegno ad evitare un terribile ed insensato conflitto. Alla politica, a tutti i livelli, chiediamo di favorire un dialogo costruttivo, evitando inutili alterazioni di un mercato internazionale già estremamente delicato». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico