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ANCONA Più le ispezioni dei vigili del fuoco allargano il campo, riuscendo a stare al passo delle scosse e delle richieste di sopralluogo, più si fa chiaro il panorama dei danni fatti dalla grande scossa di una settimana e dello sciame sismico che ne è seguito al largo della costa tra le province più a nord delle Marche. Sono al momento 43, bilancio aggiornato al primo pomeriggio di ieri e dunque parziale, gli edifici dichiarati inagibili dai vigili del fuoco: 23 in provincia di Ancona e 20 in quella di Pesaro e Urbino.
Ad Ancona ci sono un centinaio di sfollati, ospitati tra Palaindoor e strutture d’accoglienza, mentre a Pesaro i temporaneamente senza casa sono una quarantina.
Bilancio parziale
Il bilancio è ancora parziale. Sia perché i sopralluoghi sono ancora in corso, sia perché - come è normale dopo uno scossone di quella magnitudo (il più forte negli ultimi 92 anni nell’Adriatico centrale) - prosegue lo sciame sismico nelle Marche, con fremiti che arrivano dal mare al largo della costa pesarese e anconetana. Le scosse con magnitudo sopra 2, quelle avvertibili dalla popolazione più vicina all’epicentro, sembrano a diradarsi, con intervalli temporali un po’ più lunghi rispetto all’aftershock dei primi giorni. Ma poco dopo la mezzanotte di lunedì c’è stato un picco di magnitudo 3.5, con epicentro al largo della costa anconetana, avvertito con un certo spavento dai residenti del capoluogo, come dimostra il fermento proseguito fino a notte inoltrata sui social. Un’altra scossa, con epicentro al largo della costa pesarese, è stata registrata dai sismografi dell’Ingv con magnitudo 2.9.
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Corriere Adriatico