800 scosse dopo quella distruttiva del 6.5 Il suolo si è abbassato fino a 70 centimetri

ANCONA - Sono seguite altre 700 scosse a quella terribile di magnitudo 6.5 che ieri ha devastato il Centro Italia, radendo al suolo interi Comuni e provocando una ferita profonda...

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ANCONA - Sono seguite altre 700 scosse a quella terribile di magnitudo 6.5 che ieri ha devastato il Centro Italia, radendo al suolo interi Comuni e provocando una ferita profonda al patrimonio artistico italiano. Un sisma potente quasi quanto quello dell'Irpinia e che, dalle prime immagini inviate dai satelliti, ha fatto abbassare il suolo delle zone colpite fino a 70 centimetri. E se è ancora presto per poter fare una stima dei danni, la vera emergenza è ora rappresentata degli sfollati.

Per adesso - ma i numeri sono destinati inevitabilmente a salire - sono oltre 15mila le persone assistite dal Servizio nazionale della Protezione civile. Ancora complicata la stima degli sfollati, che ricomprende anche coloro che hanno perso la casa ma hanno trovato da sé una sistemazione alternativa, da familiari o amici.

La maggiore emergenza da questo punto di vista è nelle Marche, dove i senza casa sarebbero 25mila, quasi tutti concentrati (circa 21mila) nella provincia di Macerata. In Umbria invece gli sfollati sarebbero più di 5mila (di cui 2.800 assistiti), in Abruzzo i 'fuori casa' 3.000, mentre in Lazio i soli assistiti circa 800. In tanti, soprattutto a Norcia, la città divenuta il simbolo di questo terremoto, con la Cattedrale di San Benedetto ridotta solo alla facciata, non hanno voluto allontanarsi dalle loro case, preferendo trascorrere la notte in auto piuttosto che negli hotel messi a disposizione sul lago Trasimeno. E hanno chiesto con veemenza di non essere «deportati» ma di poter restare nella loro terra, in tende attrezzate, sino a quando non saranno pronte le casette di legno. Una protesta che non poteva rimanere inascoltata. «Non possiamo avere le tende per qualche mese in montagna, sotto la neve. Gli alberghi ci sono, per tutti», aveva scritto in mattinata il presidente del Consiglio.

Inevitabile però cercare un compromesso, di fronte alla determinazione di una parte degli sfollati. È la soluzione individuata dal Consiglio dei ministri straordinario allargato ai presidenti delle quattro regioni che dal 27 agosto scorso fanno i conti con il terremoto (Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo), al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e al Commissario per il sisma, Vasco Errani: ridurre al minimo il periodo per gli sfollati da trascorrere negli hotel, mettendo a disposizione container, che negli auspici del governo, potrebbero arrivare prima di Natale. E dove, chi ha perso la sua abitazione, resterebbe sino a quando non saranno pronte le casette di legno. Una novità decisa, dice esplicitamente Renzi, per «venire incontro ai cittadini».

Intanto nelle aree disastrate sono arrivate anche delle tende collettive: tre quelle già montate a Norcia, dove si conta di poter garantire in tutto 300 posti letto, evitando a chi resta il peso di un'altra notte in auto. Ma accanto a chi fa resistenza a lasciare i propri territori, c'è anche chi ha fatto la scelta opposta: come le duemila persone delle zone terremotate delle Marche che la scorsa notte hanno raggiunto in massa l'hub di raccolta e smistamento di Porto Sant'Elpidio, sulla costa adriatica in provincia di Fermo,e che sono state tutte collocate in strutture di accoglienza della zona.


Resta molto critica la situazione della viabilità, per frane e rischi di caduta massi sulle strade, mentre è stata ripristinata la funzionalità di linee telefiniche ed elettriche. Intanto anche Roma continua fare i conti con gli effetti del sisma. Oltre alle scuole, chiusa anche l'Università La Sapienza per verifiche. Inagibili due Chiese del centro, San Francesco nel rione Monti e quella di piazza Sant'Eustachio; per diverse ore traffico vietato sul Ponte Mazzini, sul Lungotevere, a causa di una crepa e di una perdita d'acqua: dopo le verifiche sono rimasti inagibili i marciapiedi. In serata evacuato anche un palazzo in zona Flaminio che ospitava 28 famiglie.

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Corriere Adriatico