Rischio sismico e superbonus 110%, l'esperto Giorgio Giacomin: «Misura importante per mettere in sicurezza gli edifici»

«Uno strumento giusto per riqualificare il costruito in Italia. Distruggerlo sarebbe un errore imperdonabile». Giorgio Giacomin, uno dei massimi esperti nella...

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«Uno strumento giusto per riqualificare il costruito in Italia. Distruggerlo sarebbe un errore imperdonabile». Giorgio Giacomin, uno dei massimi esperti nella prevenzione del rischio sismico, difende a spada tratta il superbonus 110%: «Leggo che si intende ridurlo al 65% - afferma -. Penso sia sbagliato: negli ultimi 25 anni, l'Italia ha dovuto affrontare ben 9 terremoti importanti e la terra trema spesso anche in queste ultime settimane. Per ricostruire interi Paesi rasi al suolo, abbiamo speso oltre 200 miliardi di euro e, nonostante questo in molte parti si vive ancora nelle baracche. Si tratta di una somma ingente che merita alcune considerazioni e suscita riflessioni che spesso però si tende a sopire».

Occasione superbonus per mettere in sicurezza gli edifici


Il superbonus 110% può essere dunque un'occasione importante: «Si sono fatte molte polemiche -sostiene Giacomin, amministratore delegato della G&P Intech -. 16 provvedimenti da maggio 2020 ad oggi hanno complicato le regole ma sono dell'idea che lo strumento andrebbe potenziato e non indebolito. Per mettere in sicurezza le nostre abitazioni, dal punto di vista sismico e anche energetico, servirebbero centinaia e centinaia di miliardi di euro e, quindi, per realizzare l'obiettivo non basterebbero nemmeno 100 anni. E allora perché non sfruttare il superbonus 110% per migliorare i nostri edifici, per evitare che un terremoto distrugga il costruito, per impedire nuovi cumuli di macerie? Su 100 euro investiti, 60/70 vanno a tutela delle nostre case. E allora miglioriamolo pure ma non dimentichiamoci che siamo davanti a un provvedimento giusto anche da un punto di vista sociale».

I vantaggi del superbonus secondo Giacomin


Un occhio rivolto in particolare alle periferie delle nostre città che sono nate, fra il 1960 e il 1970, senza seguire alcuna regola antisismica: «Sono, nella stragrande maggioranza dei casi, palazzoni brutti e senz'anima -spiega Giacomin -. Abitazioni che verrebbero giù come se fossero castelli di sabbia. Il superbonus 110% ha anche la funzione di non fare distinzioni fra ricchi e poveri, fra i quartieri in e quelli popolari. Il 20% degli italiani è, nonostante sia proprietario di un appartamento, incapiente. Ridurre al 65% lo strumento, significherebbe cancellare con un'accetta intere fasce della popolazione che non avrebbero soluzioni alternative. Non può insomma valere la doppia morale: parlare di riqualificazione delle zone estreme e dimenticate del nostro territorio e poi, di fatto, mandare in soffitta norme che avrebbero fatto la differenza in termini sociali».


I numeri del resto rafforzano la sensazione che il superbonus 110% fosse uno strumento importante dal punto di vista sociale ma anche ovviamente economico: «Le tasse pagate, nel 2021, dalle aziende edili - ricorda ancora Giacomin - hanno rappresentato il 3.5% del nostro Pil (su un totale di 6,7%), del nostro Prodotto interno lordo. Ma non solo: nel 2021, i posti di lavoro nel settore sono stati 600mila e, nel 2022, il trend risulta essere in crescita. Sono stati 40 miliardi di euro gli investimenti, 130 se si considera l'indotto, con una leva fiscale di tre a uno. Per di più il credito fiscale tutela un aspetto che considero fondamentale, permette cioè di sapere esattamente in che direzione vanno quei soldi. Non è cosa da poco, perché si ha la certezza dell'obiettivo che è appunto quello di tutelare il costruito». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico