Suicidio assistito, Mario deve pagare per poter morire. L’associazione Coscioni promuove una raccolta fondi

Mario conduce da anni una battaglia per accedere al suicidio assistito
ANCONA - Per veder riconosciuto il proprio diritto a morire con dignità, Mario dovrà pagare 5mila euro. Non c’è fine al travaglio del 44enne...

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ANCONA - Per veder riconosciuto il proprio diritto a morire con dignità, Mario dovrà pagare 5mila euro. Non c’è fine al travaglio del 44enne dell’Anconetano - completamente paralizzato da 12 anni a causa di un incidente stradale - che, primo in Italia, può legalmente scegliere di accedere al suicidio medicalmente assistito per porre fine alle sue sofferenze.

 

 

 

Il lungo percorso burocratico per raggiungere questo traguardo, Mario, lo ha fatto tutto: dal parere favorevole del Comitato etico regionale, al via libera della commissione sanitaria dell’area vasta 2 di Ancona, ottenuto a febbraio, per morire autosomministrandosi per via endovenosa il Tiopentone Sodico. Tuttavia un ultimo ostacolo si frappone tra Mario e la sua ultima volontà: in assenza di una legge, lo Stato italiano non si fa carico dei costi dell’assistenza al suicidio assistito. Non eroga il farmaco, non fornisce la strumentazione idonea, non fornisce il medico: dunque, per poter procedere con il suicidio assistito, Mario deve sostenere una spesa di circa 5.000 euro in apparecchiature e farmaci. In particolare, c’è bisogno di uno strumento infusionale che costa 4.147,50 euro.
La raccolta fondi
Per questo l’associazione Luca Coscioni ha lanciato una raccolta fondi per aiutarlo a sostenere le spese necessarie. Il ricavato della donazione permetterà a Mario, quando vorrà, e ad altre persone nelle sue condizioni, di esercitare il diritto di scegliere di porre fine alle proprie sofferenze. «Ad oltre due anni e mezzo dalla sentenza della Corte costituzionale - fanno notare Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente tesoriere e segretario nazionale dell’associazione -, in osservanza del giudicato costituzionale, il compito del Servizio sanitario nazionale si esaurisce con le verifiche delle condizioni e delle modalità, e con il parere del Comitato etico. Aziende sanitarie - proseguono - che rispondono, se rispondono, con tempi lunghissimi ignorando la sofferenza di chi chiede di poter accedere al suicidio assistito legalmente in Italia». 
La legge in stallo


Il Parlamento potrebbe trovare una soluzione, ma il testo della proposta di legge sul fine vita si è arenato in Senato. «Per non fare ricadere l’onere anche economico sulle spalle di Mario e, per il futuro, dei malati nelle sue condizioni - concludono i due rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni -- abbiamo dunque deciso di farci noi promotori della raccolta dei fondi indispensabili. Esercitiamo così una vera e propria supplenza all’incapacità dello Stato italiano di farsi carico del diritto dei propri cittadini di non subire condizioni di sofferenza insopportabile e contro la propria volontà». Un vulnus che spetterà al Parlamento sanare. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico