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ANCONA Ricorsi, controricorsi, appelli, condanne trasformate in assoluzioni: un vero labirinto giudiziario lungo 7 anni. Ma c’è (forse) una svolta sull’inchiesta-fiume per le spese facili in Regione. Nella requisitoria di ieri nel tribunale di Ancona, il pm titolare del maxi fascicolo, Ruggiero Dicuonzo, ha chiesto complessivamente 85 anni e spiccioli di condanne per 31 dei 38 imputati rimasti a processo (il 39°, il medico Pietro Enrico Parrucci, ex sindaco di San Ginesio, era morto nell’ottobre scorso), tutti accusati di peculato.
Il calderone
Erano 55 gli imputati, prima che intervenisse la prescrizione per 16 di loro e, ora, anche per il senatore e commissario per la ricostruzione Guido Castelli. Nel calderone di ex consiglieri regionali o addetti ai gruppi consiliari in carica tra il 2008 e il 2012 che, per l’accusa, avrebbero utilizzato soldi pubblici per spese personali (come pranzi, spostamenti, consulenze, donazioni, perfino acquisto di occhiali o di libri) spiccano ancora nomi eccellenti, tra cui quello di Dino Latini, presidente del consiglio regionale, Francesco Massi Gentiloni (ex candidato a presidente della Regione per il centrodestra) e Daniele Silvetti, neo eletto sindaco di Ancona, per i quali la procura ha chiesto la condanna a 3 anni. Particolare il caso del primo cittadino dorico: se dovesse arrivare la condanna in primo grado, scatterebbe subito la tagliola della legge Severino, con sospensione immediata (anche dello stipendio) per 18 mesi in attesa dell’appello, come previsto per gli amministratori locali.
Le contestazioni
A Silvetti vengono contestate spese di poco superiori ai 3mila euro per contratti di consulenza sottoscritti tra il 2010 e il 2012, quando era consigliere regionale e capogruppo di Futuro e Libertà.
Il commento del sindaco
«Sono tranquillo: mi ha già assolto la magistratura contabile e mi assolverà anche quella ordinaria». Ostenta fiducia Daniele Silvetti. Il giorno dopo il giuramento in consiglio comunale, il nuovo sindaco di Ancona ha dovuto subito affrontare la grana dell’inchiesta sulle spese facili in Regione: per lui il pm ha chiesto la condanna a 3 anni. «Sulla stessa tipologia di spese che mi vengono contestate si era già pronunciata la Corte dei Conti che ha riconosciuto come fossero congrue e coerenti con le funzioni che svolgevo - dice Silvetti -. Fu proprio la magistratura contabile a chiedere l’assoluzione, condannando la Regione a rifondermi le spese legali». L’arringa dell’avv. Alessio Stacchiotti, difensore di Silvetti, si terrà il 4 luglio. Sette giorni dopo è attesa la sentenza. In caso di condanna, scatterebbe la sospensione automatica del sindaco per 18 mesi, in base alla legge Severino, e il sindaco in pectore sarebbe il suo vice, Giovanni Zinni. «Faremmo appello - preannuncia Silvetti -, ma reputo la condanna un’ipotesi remota e clamorosa. Mi vengono contestate spese documentate e legittime, relative a competenze che avevo in materia di trasporti e di erosione costiera. La cosa buona è che finalmente si arriva all’epilogo di una vicenda infinita».
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Corriere Adriatico