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Massimiliano Fazzini, climatologo e nivologo presso Ingeo, il dipartimento di ingegneria e geologia dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara. Qual è la situazione climatica che sta vivendo le Marche?
«Da 30 mesi le Marche sono in deficit idrologico, con precipitazioni scarse rispetto alle temperature e alla media delle piogge degli ultimi 30-40 anni. Corriamo il rischio che la prossima estate non ci sarà acqua a sufficienza, con ripercussioni anche per industria e agricoltura».
È una conseguenza del cambiamento climatico in atto?
«Non c’è ancora una risposta certa, perché abbiamo bisogno di più tempo per stabilire se ci troviamo di fronte a due anni che rientrano nella norma in quanto appartenenti alla variabilità climatica. Se invece il fenomeno della siccità perdurasse per altri anni ancora, o fosse più frequente, allora assumerebbe il carattere dell’eccezionalità».
Ma anche gli anni scorsi non sono stati così piovosi.
«Il 2019 è stato un anno molto altalenante terminato con un deficit idrico lieve. Nel 2020 il deficit è stato del 15-20% e nel 2021 è salito anche al 25-30% al Sud della regione mentre l’anno meteorologico 2022 è partito con un fortissimo deficit».
C’è tempo per recuperare?
«Nella nostra zona, che fa parte del regime pluviometrico sub mediterraneo, in cui nel periodo che va da ottobre a febbraio genera il 40-45% delle precipitazioni annuali, se vogliamo recuperare, aprile e maggio devono essere particolarmente piovosi visto che le precipitazioni estive evaporano molto più in fretta».
Resta il fatto che avremmo bisogno di acqua.
«Se non avremo una primavera piovosa, si prospetterebbe un’estate difficile dal punto di vista idrico soprattutto nel Nord delle Marche. Dal fiume Chienti in giù la situazione è meno grave. A questo quadro dobbiamo aggiungere che negli ultimi anni abbiamo assistito a precipitazioni non uniformi sul territorio regionale e con episodi molto più irregolari».
Possiamo fare delle previsioni per la primavera
«Non a livello scientifico.
mas. vi.
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Corriere Adriatico