Pesca, un altro stop. Merluzzi e sogliole venduti a peso d’oro, le imbarcazioni resteranno ferme fino a domenica

Pescherecci in banchina ad Ancona
Un altro stop. Un altro giro a vuoto. Le marinerie delle Marche fermano di nuovo i motori dei loro pescherecci ed incrociano le braccia. Almeno fino a domenica. Poi si...

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Un altro stop. Un altro giro a vuoto. Le marinerie delle Marche fermano di nuovo i motori dei loro pescherecci ed incrociano le braccia. Almeno fino a domenica. Poi si vedrà. Oggi, in un’assemblea generale che si terrà a Civitanova - diventata nel frattempo cuore pulsante del fronte dello sciopero ad oltranza -, il confronto sarà serrato e se ne uscirà con il piano di battaglia per la prossima settimana.

 

 

 

Non sarà semplice trovare il punto di caduta tra chi, come gli armatori di Ancona e San Benedetto, sarebbe più propenso a tornare in mare, e chi - come i civitanovesi ed i fanesi -, vede invece nel blocco totale l’unico modo per farsi ascoltare dal governo, finora sordo alla richiesta di un tetto al prezzo del gasolio. Posizioni talmente divergenti che hanno creato inevitabili tensioni. Come le scintille al porto di Ancona nella notte tra martedì e ieri, quando una cinquantina di pescatori venuti da Civitanova (qualcuno anche da Pescara) hanno provato a convincere gli armatori dorici a restare in banchina.


Scintille al porto
E ci sono riusciti. Infatti, solo uno ha preso il largo, intorno alle 23, attirandosi le ire dei pescatori rimasti a terra, che hanno accompagnato la sua uscita dal porto dorico al grido di “crumiro”. Qualche momento di tensione, ma tutto è rientrato nei ranghi, sotto la stretta sorveglianza delle forze dell’ordine presenti per monitorare la situazione. Il nocciolo bandolo della matassa non è semplice da sciogliere: qualche pescatore pensa che uscire in mare un paio di giorni la settimana sia il giusto compromesso per mantenere a galla l’attività, nonostante la mannaia del costo del gasolio. Alti vedono in questo atteggiamento un indebolimento del fronte della protesta, cosa che rende le Marche anello debole della catena. Infatti, le marinerie di Abruzzo, Molise, Puglia e Calabria sono ferme, e con loro ha deciso di stoppare i motori anche la Sicilia (tranne Mazara del Vallo). Il solo effetto che per il momento hanno avuto gli stop and go delle marinerie è stato l’impennata del prezzo del pesce, che nelle aste di questa settimana nei mercati ittici di Ancona e San Benedetto - collegati alle uniche marinerie tornate a prendere il largo - ha raggiunto cifre mai viste.


Il rincaro sul pesce
Partiamo dal mercato ittico dorico, dove l’asta è andata in scena martedì intorno alle 3:30: qui, per 2700 casse di pesce, il prezzo medio al chilo è passato dai 6,30 euro pre sciopero ai 9,80 euro, «ma questa cifra la si ottiene solo perché a pescare sono poche imbarcazione - precisa Apollinare Lazzari, presidente dell’associazione Produttori pesca di Ancona-: se dovessimo tornare tutti in mare, il prezzo scenderebbe di nuovo». Ma intanto, il merluzzo è raddoppiato, passando da 5 a 10 euro al kg, le sogliole sono arrivate a 25 euro al kg e gli scampi hanno sfiorato i 60 euro, «ma in quest’ultimo caso parliamo di poco prodotto, massimo tre cassette in 40 barche», osserva Lazzari.


L’impennata 


Uno scenario simile a quello del mercato ittico di San Benedetto, che ha battuto il pesce all’asta registrando un aumento medio di 3 euro al chilo. Anche qui, il merluzzo raddoppia è va dai 7 ai 13 euro, sogliole e scampi volano nei prezzi e le altre tipologie di pescato - dai gamberi rosa, ai polpi, ai totani - hanno subito un rincaro di almeno due euro al chilo. «L’asta è andata bene - commenta Giuseppe Pallesca, presidente della Cooperativa Pescatori Progresso - ma di sicuro non risolve il problema. Serve solo a tenere a galla l’attività e ad andare avanti». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico