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ANCONA L’appuntamento nazionale è tra due giorni a Roma, al Teatro Brancaccio: il confronto regionale invece con i vertici della Sanità marchigiana deve essere ancora fissato dopo un primo incontro interlocutorio. Si muovono su due strade parallele, i responsabili sindacali che rappresentano i laboratori privati delle Marche per tentare di arginare gli effetti che deriverebbero dall’applicazione del nuovo tariffario di specialistica ambulatoriale deciso dal Governo.
Cosa succede
Tariffario che sarebbe dovuto entrare in vigore il primo gennaio, data poi slittata al primo aprile.
La tempesta perfetta
Quella che sta mettendo in atto il ministro Schillaci sarebbe una vera e propria «tempesta perfetta - riflette Dario Arcagni - pronta ad investire le strutture private, costrette a sospendere alcuni servizi con una conseguente perdita di posti di lavoro, il servizio pubblico che dovrebbe garantire tutti gli esami rimasti scoperti e soprattutto i pazienti, che si troverebbero di fronte a nuove ed ingestibili liste d’attesa». Tutto questo per non ridurre la spesa sanitaria. «Fino al 31 dicembre - spiegano i rappresentanti dei laboratori analisi marchigiani - il budget è già stato fissato e tale rimarrà. In sostanza a parità di spesa si farà perdere un servizio ai cittadini».
Il summit
Al Tar del Lazio è stato depositato già un ricorso e il giudici del Tribunale amministrativo dovrebbero valutare la questione a metà maggio: il che potrebbe influire sull’ulteriore rinvio. «Intanto tutte le regioni che potevano derogare lo hanno fatto - rimarca Fabio Di Pietro -: l’Emilia Romagna nella propria delibera non solo ha messo nero su bianco che il nuovo tariffario è impossibile da attuare ma ha deciso di alzare quello attualmente in vigore. Nelle Marche ci siamo attivati a più riprese con la parte politica e recentemente abbiamo avuto un incontro in Regione: l’impegno era quello di riaggiornarci nel giro di 15 giorni, ma al momento non siamo stati convocati».
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