Rupoli (Schnell) racconta il successo dei suoi macchinari per uso industriale: «Coraggio, ricerca e innovazione così ho conquistato il mercato»

Rupoli (Schnell) racconta il successo dei suoi macchinari per uso industriale: «Coraggio, ricerca e innovazione così ho conquistato il mercato»
Una storia di successo in quattro mosse. La trama è a cura di Simone Rupoli, presidente della Schnell spa, origini e quartier generale a Colli al Metauro. «Il primo...

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Una storia di successo in quattro mosse. La trama è a cura di Simone Rupoli, presidente della Schnell spa, origini e quartier generale a Colli al Metauro. «Il primo punto è osare».

Traduca in fatti il concetto. Veloce, come il nome della sua azienda che produce macchinari industriali.
«L’importante è avere coraggio: delle scelte, negli investimenti. Si devono saper riconoscere i momenti giusti per decidere di cambiare, di proporre l’alternativa». 
Un esempio? 
«Risale a molti anni fa, quando stabilimmo di applicare una tecnologia ancora nuova, poco testata. Era molto diversa da quella tradizionale, che allora era in voga».
Centro. 
«Sì, quella decisione pagò e molto bene. Non ne eravamo consapevoli, ma stavamo compiendo inoltre un gesto che andava nella direzione della sostenibilità». 
In anticipo sui tempi.
«Esatto».
Proceda, getti il secondo atout. 
«È indispensabile puntare sull’innovazione e sulla ricerca, altrimenti non si potrà mai compiere lo scatto in avanti. I risultati raggiunti andranno poi difesi con i brevetti. Questa è la sequenza. Noi abbiamo una figura dedicata. Lo consiglio ai miei colleghi».
Altra mossa sulla scacchiera della riuscita? 
«Lo definirei un elemento psico-commerciale. Bisogna saper ascoltare i clienti: sono fonte di notizie, informazioni, idee. Offrono spunti per migliorare. Per noi è un’attitudine, i nostri addetti commerciali ascoltano e riferiscono. Le invenzioni nascono dai problemi e dalle necessità dei nostri acquirenti».
Nella quarta casella dei meriti cosa sistema?
«Un errore, ma che non abbiamo fatto noi. È stato subìto, compiuto dai nostri primi concorrenti quando eravamo ancora molto piccoli».
Cioè?
«Ci hanno snobbato. Mai sottovalutare chi si presenta sul mercato con una proposta. Guai all’arroganza. Fu un vantaggio». 
Da allora ne avete fatta di strada.
«L’azienda nacque nel 1962: con dieci dipendenti si producevano piccole macchine destinate ai cantieri edili».
L’accelerazione quando venne impressa? 

«Nel 1990, per dare una data tonda. Sono trentatré anni che costruiamo apparecchiature per uso industriale. In questa seconda fase, fondante fu la decisione di utilizzare la tecnologia innovativa di cui le parlavo al primo punto. Da 50 dipendenti siamo arrivati a 500, distribuiti nelle varie sedi marchigiane, italiane ed estere. Nel 2022 il fatturato di gruppo era a quota 160 milioni di euro. Sì, il coraggio paga».
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Corriere Adriatico