Marche, Sanità e Legale invariati. Ecco quali saranno i sei dipartimenti della Regione che verrà

Palazzo Raffaello, sede della giunta regionale delle Marche
ANCONA - E meno male che la riorganizzazione della macchina della Regione Marche sarebbe stata progressiva e indolore. Quella squadernata su pochi e riservatissimi tavoli...

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ANCONA - E meno male che la riorganizzazione della macchina della Regione Marche sarebbe stata progressiva e indolore. Quella squadernata su pochi e riservatissimi tavoli è una mezza rivoluzione bella e buona. Da 13 servizi più il segretario generale si passa a sei dipartimenti più il segretario. Dai dodici capi con vecchia impostazione si arriva all’estremo di sei supermanager che dovranno essere capaci di scandire tempi e risultati.

 

Una sfida - quella che verrà - ad alta performance per l’elefantiaco gigante delle risorse umane di palazzo Raffaello: 2200 dipendenti, tra tempi indeterminati e determinati. Ma soprattutto una sfida - quella che invece si sta chiudendo - in cui gli assessori hanno lottato con le unghie e con i denti per ritagliarsi l’assetto più funzionale possibile in un intreccio complicatissimo di competenze, sottoposto a prova da stress nelle ultime settimane. 


Lo smonta-e-rimonta 
Alla fine dello smonta-e-rimonta si è arrivati a un telaio abbastanza condiviso anche se con i mal di pancia del caso. Iniziamo dalla testa, ovvero dal servizio Sanità, quello più potente (3 miliardi di budget su 3,3 di bilancio complessivo regionale), che si trasforma in dipartimento senza particolari stravolgimenti. L’altro blocco che rimane immutato trasformandosi in dipartimento è l’Avvocatura regionale e attività normativa: è una notizia perché per lunghe settimane ha rischiato di mutare pelle salvo all’ultima curva rivedere la luce e mantenere l’autonomia funzionale.

Cambia pelle sicuramente il Bilancio che, fiorendo in dipartimento, ingloberà Personale, Digitalizzazione, Ricostruzione e Pnrr sisma con gli ultimi due settori beneficiati da tutto il flusso di stanziamenti che sta interessando (e interesserà) il post sisma. Di tutto quel che resta, invece, usciranno tre dipartimenti.

Iniziamo da quello più potente per la mole di finanziamenti che dovrà gestire. Abbraccerà Sviluppo economico, Cultura, Attività produttive, Turismo e Agricoltura più la parte della progettazione relativa a scuola e infrastrutture collegate alla ricostruzione post sisma incluso il contratto integrato di sviluppo che tanto ha fatto discutere nelle scorse settimane. 


Il settore dei cantieri chiave
Il dipartimento invece che gestirà i cantieri chiave vedrà insieme Territorio, Infrastrutture, Trasporti, Ambiente e soprattutto Edilizia ospedaliera. Più, verosimilmente, la Protezione civile. Infine, ultimo e non certo in ordine di importanza, il nuovissimo e fiammante dipartimento che raccoglie Welfare, Politiche Giovanili, Istruzione, Lavoro, Sport, Formazione e Pari Opportunità. Quello che qualcuno ha ribattezzato il dipartimento dei Servizi alla Persona.

Tutti e sei i dipartimenti riporteranno alla segreteria regionale che già da ora vede il plenipotenziario Becchetti a capo del servizio Affari Istituzionali (mentre Pistarelli funge da capo di gabinetto del presidente) e probabilmente dovrà farsi carico anche del Suam, lo sportello unico per gli appalti. Il percorso sembra a buon punto, la condivisione a uno stadio avanzato ma servono gli ultimi passi sostanziali. Dopo la chiacchierata che c’è stata nella giunta di lunedì scorso si pensa a un secondo momento, questa volta definitivo, di concertazione sempre informale tra presidente e assessori. 


Il confronto con i sindacati 


Dopodiché ci dovrebbe esserci il confronto con i sindacati. Infine il passaggio ufficiale in giunta che formalizzerà i nuovi dipartimenti. Tempi? Una settimana, al massimo, forse dieci giorni. A ruota partirebbe l’interpello per i sei ambitissimi posti da supermanager, cioè i capi del dipartimento. E alla fine della ruota, più o meno metà novembre, la scelta dei sei dirigenti che chiuderebbero il cerchio della riorganizzazione di Palazzo Raffaello. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico