Pianello, tomba d'acqua: 4 morti e 500 sfollati. Tensostruttura trasformata in mensa. Al lavoro anche Francesco, 13 anni

Pianello, tomba d'acqua: 4 morti e 500 sfollati. Tensostruttura trasformata in mensa. Al lavoro anche Francesco, 13 anni
PIANELLO DI OSTRA - Oltre 500 persone vengono sfamate sotto la tensostruttura del Gs Pianello, trasformata per l’emergenza in mensa. Pasta al pomodoro, bresaola, purè...

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PIANELLO DI OSTRA - Oltre 500 persone vengono sfamate sotto la tensostruttura del Gs Pianello, trasformata per l’emergenza in mensa. Pasta al pomodoro, bresaola, purè e frutta per tutti: volontari, vigili del fuoco, abitanti della frazione alluvionata che non hanno più nulla. A sporzionare le vivande c’è anche Francesco, 13 anni. «Sono qui per aiutare il paese colpito dall’alluvione» dice fiero. Con lui, la signora Sonia: «Quando la frazione ha bisogno, noi ci siamo sempre. A Pianello c’è uno spirito di collaborazione fenomenale». È il trionfo della solidarietà. 


La disperazione


«L’acqua mi ha portato via tutto, non ho nemmeno un paio di mutande da mettere» piange Augusto, mentre addenta un pezzo di pane. «Vivo al pianterreno, sono entrati due metri d’acqua all’improvviso - racconta il pensionato -. Sono scappato di corsa, non ho fatto neppure in tempo a prendere gli occhiali. Nessuno ci ha avvisato che stava arrivando l’alluvione, nessuno». Anche Luciano e la moglie sono fuggiti di corsa. «In casa è tutto da buttare e sono rovinati anche altri due nostri appartamenti - raccontano -. La prima notte? Abbiamo dormito in auto. Ma ora pare che verremo mandati in un albergo». Alla mensa c’è anche Eleonora, 60 anni. «Siamo vivi per miracolo - scoppia in lacrime -. In 10 minuti la casa è stata invasa da 4 metri d’acqua, ci siamo dovuti arrampicare sul tetto. Io stavo per essere trascinata via: mio marito per tirarmi su si è lesionato i tendini e ora è all’ospedale».

Dove sono morte 4 persone

Pianello è una tomba d’acqua. Qui sono morte 4 persone. L’Arceviese che attraversa la frazione è un tratturo melmoso percorso dai mezzi dei vigili del fuoco e della protezione civile impegnati in mille emergenze. I volontari portano il pranzo a casa di chi non può uscire. Gli operatori della Croce Rossa bussano ad ogni porta per prestare assistenza, materiale e psicologica. Il fiume impazzito, che ora si è ritirato nei suoi argini, è penetrato con violenza in case e negozi. Del pub “Gatto Nero” sono rimasti solo i muri. Asmir Seric mostra il suo inferno: «Dentro ogni struttura era in legno, non è rimasto più niente. Eravamo nel bar quando è entrata tutta quell’acqua: la vetrata ci è venuta addosso, mia moglie si è rotta una caviglia, si dovrà operare. E l’ospedale ha detto che dovremo pure pagare noi la Tac». Dietro l’angolo c’è il supermercato Coal: qui è come se fosse esplosa una bomba. «L’alluvione del 2014, al confronto, non è niente - dice il titolare, Aldemiro Carletti -. Non so quanti camion sono passati per buttare la merce e il poco che si è salvato, l’ho donato alla Caritas. Ripartire? Spero che qualcuno mi dia una mano, ma forse è meglio andarsene da qua. Chi mi garantisce che non succederà più una cosa simile?». 
 

 

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Corriere Adriatico