Tre anni di tassa di soggiorno Il dossier da Confesercenti

Tre anni di tassa di soggiorno Il dossier da Confesercenti
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PESARO - Circa 780 milioni di euro sottratti in tre anni ai consumi turistici. E’ questo il bilancio dell’applicazione della tassa di soggiorno, ripristinata in Italia a partire dal 2012. Un’imposta nata con lo scopo di assicurare agli enti locali le risorse per potenziare i servizi turistici, migliorare l’offerta culturale e i servizi pubblici, ma che ha finito per essere interpretata quale uno dei tanti canali di finanziamento degli enti locali, trasformandosi da tassa pro turismo a tassa sui turisti.




Sull’argomento, Assoturismo Confesercenti ha realizzato un dossier a livello nazionale dal titolo ‘L’imposta di soggiorno in Italia: lo stato dell’arte e le questioni aperte’ raccogliendo una serie di dati interessanti per operatori e istituzioni: dal numero di Comuni che applicano l’imposta, al gettito complessivo, fino all’impatto della stessa sul costo del pernottamento, suddiviso in tre profili differenti per motivazione del viaggio, numero dei viaggiatori, età, durata del soggiorno e tipologia di struttura ricettiva.



Numeri e statistiche che Confesercenti ha individuato non solo su base nazionale, ma anche per capoluogo di provincia, Pesaro compresa, avanzando inoltre, alcune proposte a partire dalla necessità di varare il regolamento attuativo e di procedere a una rimodulazione dell’imposta. Dati e proposte che saranno presentati e discussi lunedì 15 dicembre a Pesaro (sede Confesercenti via S. D’Acquisto, 7 - ore10.30) nel corso dell’iniziativa ‘Tre anni di tassa di soggiorno’ alla quale parteciperanno il sindaco di Pesaro Matteo Ricci e il presidente nazionale Assoturismo Claudio Albonetti.



L’incontro, che sarà introdotto dal direttore provinciale Confesercenti Roberto Borgiani, è aperto a tutti gli operatori del settore che potranno confrontarsi con i relatori su problemi e proposte inerenti la propria attività. “Così com’è, la tassa di soggiorno penalizza il turismo familiare – spiega Borgiani- e non distingue tra tipologie di turista: sono soggetti all’imposta, infatti, anche coloro che lavorano 5 giorni su 7 in una città diversa dalla propria e sono ospiti di strutture alberghiere o di alloggio per motivi lavorativi e non prettamente turistici. Sarebbe, quindi, opportuno prevedere un’esenzione per i lavoratori e abbandonare il calcolo su base personale: meglio passare ad un’imposta percentualizzata sul costo complessivo del pernottamento. E’ poi necessario ancorare l’imposta agli investimenti nel turismo: i 300milioni anno di gettito devono confluire in fondi di garanzia per la ristrutturazione delle attività di alloggio e per gli interventi strutturali di accesso turistico”.




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