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PESARO - Troppo piccoli e troppo divisi. Ieri a palazzo Ciacchi, sede di Confindustria Pesaro, il commento all’analisi economica della Fondazione Aristide Merloni. A introdurre i lavori il presidente Francesco Merloni, che con i suoi 98 anni, ha incantato la platea di imprenditori e autorità. «Pesaro è una città all’avanguardia nella regione per sviluppo economico e culturale» l’incipit. Poi le considerazioni. «Il 2022 ha fornito risultati importanti per le imprese marchigiane che hanno superato la fase declinante della pandemia. Ma attenzione alla nuova fase recessiva, per questo motivo servono riforme sulla concorrenza e sul salario minimo».
Oltre la classifica
La presidente territoriale Confindustria Pesaro Alessandra Baronciani ha guardato oltre la classifica, proiettandosi al 2024. «Registriamo un calo dovuto all’inflazione, ai tassi bancari elevati, al calo del potare acquisto e alle due guerre in atto. Oggi le piccole dimensioni delle aziende non permettono di investire in ricerca e sviluppo per questo occorre cercare di unirsi e collaborare con le università». Tema su cui ha insistito Giancarlo Laurenzi, direttore del Corriere Adriatico, moderatore dell’incontro. Una classifica che evidenzia come le grandi imprese crescano e le piccole vengano espulse dal mercato.
La chiave della ripresa per Ricci è «la strada degli investimenti pubblici. Con le incertezze sul 2024 e un export che dovrà fare i conti con le guerre, dobbiamo mettere a terra i fondi del Pnrr per creare sviluppo ed economia. Ma dobbiamo correre: Pesaro ha attratto 1,7 miliardi e per ora ne ha messi a terra 200 milioni». Uno degli esempi virtuosi del territorio è l’azienda Schnell, azienda leader nella realizzazione di macchinari per le costruzioni, che è passata da 113 milioni di fatturato a 156. Il presidente Simone Rupoli ha spiegato quattro punti chiave.
“Quei bravi ragazzi di Fano”
«Osare, ascoltare i bisogni dei clienti, investire in ricerca e sviluppo per fornire le soluzioni di domani e non essere mai soddisfatti. I nostri competitor ci chiamavano “quei bravi ragazzi di Fano” denigrandoci. Siamo cresciuti guardando sempre allo sviluppo». Infine l’analisi di Donato Iacobucci dell’Università Politecnica delle Marche, tra i curatori della 37esima edizione della Classifica della Fondazione Aristide Merloni.
«Il 2022 è stato un anno record: abbiamo avuto variazioni positive in tutti i settori dell’economia per le grandi imprese: non succedeva dal 2007. Ora stiamo attraversando una stagnazione prevedibile con prospettive di crescita debole. Ma le imprese marchigiane ne escono rafforzate dopo questo ultimi biennio, grazie a una patrimonializzazione importante. Sarà necessario continuare a investire». Concetti ribaditi negli interventi di Martina Orci e Marco Ciro Liscio dell’Università Politecnica delle Marche. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico