Pd, ultima chiamata. Difendere Pesaro oppure arrendersi. La mappa del (prossimo) voto nelle Marche

Al centrosinistra rimane solo un capoluogo di provincia su sei e nella primavera del 2024 si vota

Pd, ultima chiamata. Difendere Pesaro oppure arrendersi. La mappa del (prossimo) voto nelle Marche
ANCONA Resistono come chiome d’alberi sopravvissuti a una tempesta di vento, quello che spira dal centrodestra, capace di abbattere piante radicate sul terreno da più...

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ANCONA Resistono come chiome d’alberi sopravvissuti a una tempesta di vento, quello che spira dal centrodestra, capace di abbattere piante radicate sul terreno da più di 30 anni, come accaduto l’altro ieri ad Ancona, con l’elezione a sindaco di Daniele Silvetti. Nell’ex regione rossa già espugnata nel settembre 2020 dalla coalizione guidata da Francesco Acquaroli, ora governatore a Palazzo Raffaello con le insegne di Fratelli d’Italia, i comuni marchigiani amministrati dal centrosinistra resistono come bastioni eretti a memoria di un passato sempre più sfumato. Non pochi di numero, in realtà, visto che su 30 enti locali dei più importanti distribuiti nelle cinque province, quelli governati da coalizioni con simboli o quanto meno ispirazione di centrosinistra, pur combinate con liste civiche, sono 11, appena uno in meno del centrodestra.

 


I civici


Gli altri? Sei giunte comunali sono espressione di movimenti civici e una (Castelfidardo) è amministrata dai Cinque Stelle. Ma ormai 4 capoluoghi di provincia su cinque, anzi cinque su sei sdoppiando Pesaro e Urbino, e altre città importanti come Senigallia e Falconara sono amministrate dal centrodestra, in “filiera” istituzionale - per usare un argomento molto speso nella campagna elettorale di Ancona - con il governo nazionale e regionale. E la primavera che verrà, tra un anno esatto, sarà decisiva per gli equilibri politici nei comuni marchigiani, la prova d’appello che il Pd e il centrosinistra in genere non possono fallire se non vogliono rassegnarsi a una posizione di subalternità nella mappa del potere politico regionale. Perché nella prossima tornata elettorale si andrà al voto per i governi cittadini anche nei quattro comuni della provincia di Pesaro Urbino ancora amministrati dal centrosinistra, da Pesaro a Fano, da Vallefoglia a Gabicce Mare.


Lo scalpo


E la città di Pesaro, ora amministrata da un sindaco come Matteo Ricci, nei piani alti dell’organigramma nazionale del partito democratico (attualmente è coordinatore dei sindaci Pd) è senz’altro la metà più ambita dal centrodestra. Per questo il Pd, proprio su Pesaro, sta lanciando una volata lunghissima, che almeno in partenza vede appaiati per la successione a Ricci (non ricandidabile dopo due mandati) il suo delfino Daniele Vimini e il vicepresidente del consiglio regionale Andrea Biancani, capace di sfondare il muro delle diecimila preferenze anche in una tornata elettorale come quella di due anni fa alle Regionali, persa per distacco dal centrosinistra.

I precedenti


Se i precedenti contano qualcosa, i democrat possono aggrapparsi a un paio di esempi di resilienza che arrivano dalle amministrative 2022. A Jesi, dove il Pd Lorenzo Fiordelmondo è stato eletto sindaco con una coalizione modello campo largo, con il M5S presente insieme ai Verdi in una lista dell’alleanza Jesi Città Futura. Oppure Fabriano, dove Daniela Ghergo (Pd) è stata eletta nonostante la candidatura contraria del M5S. L’anno prossimo si voterà anche a Osimo, dove il Pd cerca il successore del sindaco Simone Pugnaloni e non sembra profilarsi un patto con i Cinque stelle, a Recanati (dove il centrodestra cercherà di presentarsi compatto per il ribaltone) e Ascoli Piceno, piazza invece già saldamente in mano al centrodestra. Qui il sindaco Marco Fioravanti, Fratelli d’Italia, starebbe lavorando già a un progetto per una ricandidatura sostenuta addirittura da 12-13 liste, tra quelle di bandiera e civiche, alcune capeggiate da suoi attuali assessori.
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Corriere Adriatico