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ANCONA - Il Pd recepisce la linea romana e converge sulla proposta unitaria che vede come candidata unica alla segreteria regionale l’ex deputata Irene Manzi. Ma dal coro si leva una voce dissonante: quella di Manuela Bora, che non intende cedere sulle primarie, dicendosi pronta a scendere in campo per garantire agli elettori dem un congresso vero e proprio. Una candidatura con il partito contro a livello locale e nazionale, e ciò renderà quasi impossibile riuscire a mettere insieme le firme ed i delegati per poter presentare la candidatura.
La decisione
Ma l’ex assessora regionale vuole comunque provarci e ieri, nella Casa del popolo della Palombella, ad Ancona, agli emissari romani Marco Meloni, coordinatore della segreteria nazionale, e Matteo Mauri, commissario per le Marche, che chiedevano compattezza sul percorso unitario, ha risposto con un audio delle parole pronunciate da Enrico Letta durante la direzione nazionale: «Fare i congressi non è un casino, è la normalità, li abbiamo fatti ovunque».
Obiettivo Regione
La ratio dietro questa decisione sta nel fatto che le Primarie, da sempre, sono fonte di aspre lotte intestine che rischierebbero di lacerare un Pd già a terra dopo la batosta elettorale del 2020, da cui non si è più ripreso. Per riconquistare la Regione nel 2025 serve compattezza, mentre la conta interna creerebbe cicatrici difficili da rimarginare. Tanto più che, in mezzo, ci passano le Politiche e scegliere bene la segreteria è fondamentale. Ne è consapevole la segretaria in pectore Manzi, che fissa gli obiettivi partendo dal «saper costruire un’alternativa al governo di questa Regione» e passando per la «necessità di fare squadra per affrontare le amministrative di primavera e le Politiche. Manuela (usa il nome proprio, ndr) ha espresso delle riserve sul percorso unitario ma, senza voler limitare in nessun modo la sua volontà di misurarsi in un congresso, spero ci siano i margini per far rientrare le sue obiezioni, lavorando ad una sintesi. Con le primarie, il timore di spaccarci c’è: capisco che molti, anche tra i nostri iscritti, possano sentirsi delusi dalla mancanza di un congresso, ma non vuole essere un modo per evitare il confronto, bensì per rimettere in moto il partito».
Gli ex candidati
Nel farsi da parte, Mastrovincenzo osserva come «il percorso per tanti preferibile fosse il congresso aperto, come inizialmente previsto, ma si è trovata una convergenza quasi unanime su Manzi, persona che stimo molto». Con ogni probabilità, la consultazione cadrà ad aprile, al netto di ulteriori stop. Nella sua relazione, Meloni ha fatto notare che, quando Letta è succeduto a Zingaretti, anche i capigruppo di Camera e Senato sono cambiati. Dunque è probabile che lo stesso accada anche qua, con una successione a Mangialardi che potrebbe vertere su Mastrovincenzo.
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Corriere Adriatico