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ANCONA - Nella regione dei partiti commissariati, anche il Pd avrà il suo “supervisore” mandato da Roma per ricompattare le truppe e guidarle verso un congresso che non si terrà più il 19 dicembre, ma «entro il 15 febbraio 2022». Dopo giorni di frenetico tam tam tra il Nazareno e le Marche, alla ricerca di una candidatura unitaria che non si trova, il segretario nazionale Enrico Letta ha optato per una «fase di decantazione e di riattivazione del dialogo», che sarà coordinata da una «figura autorevole di dirigente di partito».
Una figura terza
Figura paracadutata da Roma, appunto. Un traghettatore dell’ultimo miglio, che prenderà il timone dalle mani del segretario dimissionario Giovanni Gostoli.
Il commissario
Cosa che, per inciso, era stata chiesta da alcuni esponenti del Pd marchigiano già all’indomani della clamorosa sconfitta alle Regionali del 2020, ma all’epoca non fu ritenuta la strada giusta da percorrere. Ora, con più di un anno di ritardo, sì. «L’obiettivo – scrive Roma in una nota concordata nella mattinata di ieri con i due competitor in pectore – è rafforzare la proposta politica del Pd ed affiancare all’opposizione nettissima alla destra che governa la regione la costruzione di uno schieramento politico e sociale che possa sconfiggerla elettoralmente, a partire dalle amministrative del prossimo anno. Questi obiettivi – la stoccata – possono realizzarsi al meglio attraverso una fase di decantazione e di riattivazione del dialogo all’interno del partito».
Far raffreddare gli animi
Come a dire: meglio mettere in mezzo del tempo per far raffreddare gli animi di una fase congressuale che stava già andando sopra le righe. E dire che questa non è stata neanche una delle peggiori che le Marche ricordino. Ben altri stracci sono volati nelle precedenti consultazioni, ma tant’è. Il commissario tenterà per l’ennesima volta di sondare i rappresentanti dem cercando una figura unitaria da candidare, evitando così le lacerazioni che conseguirebbero a Primarie con il coltello tra i denti. Refrain ripetuto come un mantra ma difficile da applicare nella realtà con i big e non solo già schierati con l’una o l’altra fazione. Un compito non semplice in un ginepraio del genere, che «l’autorevole dirigente» porterà avanti «in raccordo costante con il partito marchigiano, a partire da Curti e Mastrovincenzo, i quali hanno dimostrato già in questa fase di mettere in primo piano l’unità della comunità democratica marchigiana». Il tocco finale politically correct. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico