Pd, si riparte da Losacco: gli incontri ravvicinati del nuovo commissario. Prima tappa con Valeria Mancinelli

Pd, si riparte da Losacco: gli incontri ravvicinati del nuovo commissario. Prima tappa con Valeria Mancinelli
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ANCONA -  Post, selfie e via con la nuova epoca Pd. «In treno verso le Marche per il primo giorno da commissario regionale, ringrazio Enrico Letta per la fiducia». Alberto Losacco guarda dritto davanti a sé, mentre dal finestrino del treno sul quale viaggia sfila la campagna marchigiana. Quel messaggio social è il suo promemoria. «Si partirà con un tesseramento fortemente innovativo e che, insieme alle agorà, ci consegnerà un partito al passo con i tempi e non più strutturato come fosse del Novecento».

 

Prima dell’hashtag di chiusura, rilancia: «L’obiettivo è quello di arrivare nel modo migliore possibile al congresso regionale, strumento fondamentale per rigenerare e rilanciare i dem». Di lì a poco gli stessi concetti li avrebbe ribaditi al terzo piano della sede regionale di piazza Stamira, ad Ancona. È la sua seconda tappa, la prima la dedica alla sindaca Valeria Mancinelli. 


Il neo commissario tocca terra marchigiana nello stesso giorno in cui Letta nomina Irene Manzi nuova responsabile nazionale Scuola del Pd. La ricompensa del segretario all’ex deputata maceratese per il progetto fallito: la mancata convergenza su di lei e il suo conseguente passo indietro. Sarebbe dovuta essere il volto unitario del congresso. Un piano contrastato dall’ex assessore regionale Emanuela Bora, contro la quale a sua volta s’è messo di traverso anche l’ascolano Curti, candidato, nelle battute d’esordio, con Antonio Mastrovincenzo alle primarie. Il cortocircuito che ha generato l’arrivo di Losacco. «Non so - non ammette repliche - e non voglio sapere. Non voglio guardare con occhi rivolti al passato».


Napoli, la Sicilia e ora la terra orlata di Adriatico. «Non è la prima volta - avverte il parlamentare barese - che affronto situazioni simili e ho sempre usato lo stesso metodo». Mette in chiaro: «Non cerco né colpevoli, né responsabili». Torna a ripassare il vademecum: «Prima il tesseramento, poi ci sarà da pensare alle elezioni amministrative, quindi al regolamento per il congresso». Con la Mancinelli condivide l’idea delle assemblee territoriali aperte: «Interventi di tre minuti ciascuno. È il partito per tutti». In una stanza affianco sono lì ad attenderlo Angelo Sciapichetti e Jacopo Falà, i segretari di Macerata e Ancona. «Incontro molto positivo», taglia corto il primo. «Vinceremo le amministrative», si augura il secondo. Si nota l’assenza dei rappresentanti di Ascoli, Fermo e Pesaro. È inutile chiedersi se quelle poltrone rimaste vuote abbiano un retrogusto polemico. Oggi no, niente veleni.

Nella stessa stanza un’ora dopo si alternano tre consiglieri regionali. «Molto bene, si volta pagina, abbiamo rimesso al centro il partito», il capogruppo Maurizio Mangialardi apprezza e cerca con lo sguardo i compagni di squadra. Romano Carancini, ex sindaco di Macerata, lo segue: «È una nuova partenza, con una persona aperta e disponibile. Si è sottolineata la necessità di un metodo corale. Ora questi buoni propositi andranno messi in pratica». Coglie i passaggi Antonio Mastrovincenzo e li sottolinea: «Importante è l’intenzione di aprire il partito ai simpatizzanti con le assemblee territoriali. Fondamentale è il fatto che abbia ribadito la volontà di raccordare i rappresentanti dei vari livelli istituzionali: Regione, Provincia, Comune. La filiera». Via con la nuova epoca. Mentre sullo sfondo sfila l’ombra, che pare inconsistente, di un possibile ricorso contro il commissariamento. No, oggi no.

 

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Corriere Adriatico