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ANCONA Dalle ceneri delle disastrose elezioni Politiche del 25 settembre, il Partito democratico cerca (a fatica) di risorgere come l’araba fenice. La direzione nazionale ancora guidata dal segretario dimissionario Enrico Letta ha fissato le tappe della fase congressuale, indicando nel 12 marzo la data per le Primarie. Una deadline che verrà presa a riferimento anche dai dem marchigiani, che dopo mesi di commissariamento - e due anni di ovattato limbo seguiti alla sconfitta alle Regionali - cercano di ricostruire la propria identità.
Il congresso
Nella nostra regione, il congresso potrebbe celebrarsi contestualmente a quello nazionale (o comunque subito dopo), ma è bastata la tabella di marcia annunciata da Letta ad agitare di nuovo le acque, riaccendendo il dibattito interno. «Avrei preferito tempi più veloci, anche se riconosco la necessità di approfondire.
La polemica
Mira ad alzo zero, invece, la consigliera regionale Manuela Bora, che non usa giri di parole: «La proposta di Letta non va». Alla stoccata fa però seguire anche la soluzione alternativa, proponendo «di fare subito primarie apertissime su persone e idee, per conquistare elettori e perdere un po’ di dirigenti. È l’ora di espellere l’ipocrisia delle “diverse sensibilità” da tenere assieme col bilancino oppure il Pd non vincerà mai più». Nell’argomentare la posizione, Bora fa notare come «il percorso per il congresso proposto in direzione sembri costruito per galleggiare. Stiamo camminando verso il precipizio di un congresso a misura della sinistra dell’alta società, elitaria e patinata, forte nei salotti buoni dei garantiti, ma con argomenti astrusi o irrilevanti per la maggior parte degli italiani». Insomma, se il buon giorno si vede dal mattino, la strada che porta al rinnovo del Nazareno sarà in salita. Ed i contraccolpi delle divaricazioni interne impatteranno anche sul congresso regionale, appuntamento a cui i dem marchigiani arriveranno sfilacciati e con le cicatrici lasciate dalle candidature alle Politiche e dalle diatribe che ne sono conseguite. Poco più di quattro mesi separano il Pd dal suo nuovo corso: basteranno per trovare quell’unità che è sempre mancata sia a livello nazionale che regionale? Ai posteri l’ardua sentenza.
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Corriere Adriatico