Andrea, 45 anni, ristoratore, palpeggiatore in diretta tv: «Mi scuso con Greta e le donne ma non merito questa gogna. Lo sputo? Un colpo di tosse»

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ANCONA - Chiede scusa, il molestatore più famoso d’Italia. Avrebbe fatto a meno di tutta questa popolarità. Ma ad inchiodarlo sono state le telecamere che hanno immortalato il suo gesto inqualificabile, in diretta, dopo il derby perso dalla sua Fiorentina ad Empoli, sabato scorso: il ghigno sul volto, uno sputo sulla mano («era solo un colpo di tosse», dirà lui) la stessa che poi stampa sul fondoschiena di Greta Beccaglia, cronista di Toscana Tv, che stava sondando pareri tra i tifosi nel dopo-partita. 


 
Era in diretta, la giornalista toscana che ha denunciato l’autore del gravissimo gesto. La polizia, grazie alle immagini, l’ha riconosciuto: è Andrea Serrani, 45 anni di Chiaravalle, dove gestisce la trattoria-pizzeria “Il Ranocchiaro”. Su di lui, il macigno di un’accusa pesantissima: violenza sessuale, almeno così ipotizzano gli investigatori del Commissariato di Empoli che potrebbero indagare altri tifosi sospettati di aver molestato la giornalista. 
Quando ha capito l’antifona, intuendo il probabile assedio di giornalisti sotto la sua abitazione, Serrani ha deciso di prendere armi e bagagli e trasferirsi in un alloggio segreto. «Non merito la gogna mediatica che si è è scatenata contro di me - si sfoga al telefono -. Non ho mai fatto male a nessuno e vivo la mia vita lavorando». Ha una figlia piccola, il ristoratore. E una compagna. Vuole tutelare le sue donne, ma anche chiedere scusa a quella che ha offeso in diretta tv, con il più deprecabile dei gesti: una pacca sul sedere. «Per me, in quel momento, era solo un gesto goliardico e invece si è scatenato il putiferio». Chissà cosa gli è passato per la testa negli attimi in cui, deluso dalla battuta d’arresto della Viola, lasciava lo stadio Castellani di Empoli. «Ero con un amico che avevo raggiunto a Firenze - racconta -. Eravamo amareggiati, in pochi minuti la nostra Fiorentina era passata dalla vittoria alla sconfitta. C’erano alcuni giornalisti che chiedevano commenti a caldo. Ho visto questa giornalista e le ho dato un buffetto sulle parti basse». 


Il grave gesto
Come se palpeggiare una ragazza fosse uno scherzo. Il tutto, davanti a migliaia di telespettatori e all’indomani della settimana in cui si è celebrata la Giornata contro la violenza sulle donne. «Non ho mai fatto male a nessuno - si giustifica -, vivo amando mia figlia, curando i tanti rapporti di amicizia che ho a Chiaravalle e altrove, ho un locale avviato che ho aperto con tanti sacrifici. Quello che mi fa davvero temere sono le conseguenze che potrei subire riguardo a mia figlia. Mi fa piacere che qualche cliente mi abbia telefonato, rimproverandomi per il gesto, ma comprendendo il mio stato d’animo. Tutti sanno che non sono un violento». 

Ora è tempo del pentimento. «Porgo le mie scuse a Greta Beccaglia, sono pronto a farlo pubblicamente, anche in diretta tv se serve per avere il suo perdono», è la richiesta del 45enne. Che ora gioca in difesa. «Non volevo offenderla o mancarle di rispetto. Nel mio locale lavorano diverse donne e possono testimoniare che ho profondo rispetto per loro, non ho mai dato fastidio a nessuno». 


L’accusa
Il suo avvocato, Roberto Sabbatini, ha provato a contattare la Beccaglia, direttamente e trammite Toscana Tv. Per ora nessuna risposta. Il Daspo sembra scontato, Serrani rischia l’accusa di violenza sessuale. «È la cosa che mi fa più male - ammette Serrani -. So di aver sbagliato clamorosamente, ma di certo non volevo essere violento né causare traumi psicologici o fisici alla giornalista». Prova a ridimensionare l’accaduto. «Penso che chi vuol davvero abusare sessualmente di una persona si rende protagonista di ben altri gesti. Lo sputo su una mano? Stavo tossendo - ha precisato -. A casa mi hanno detto: “Come ti è venuto in mente?” Me l’ha detto anche la mia compagna. Stiamo passando tutti i dispiaceri possibili del mondo». La contrizione sa di disperazione. «Non sto bene. Guarda dov’è finita ‘sta cosa per uno sbaglio. Uno lavora una vita, e guarda per una cosa così...».


(ha collaborato Gianluca Fenucci)
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Corriere Adriatico