L'eroina Martina nominata Cavaliere da Mattarella: «Ho salvato una mamma, adesso sogno un figlio»

L'eroina Martina sarà nominata Cavaliere da Mattarella: «Ho salvato una mamma, adesso sogno un figlio»
OSIMO - Ha convinto una mamma spaventata dal futuro a non lasciarsi andare da quel ponte in provincia di Belluno. Dopo quattro ore di conversazione, momenti drammatici intrisi di...

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OSIMO - Ha convinto una mamma spaventata dal futuro a non lasciarsi andare da quel ponte in provincia di Belluno. Dopo quattro ore di conversazione, momenti drammatici intrisi di empatia, è riuscita a portarla in salvo. La foto che la ritrae seduta sul ponte di Perarolo a pochi metri dalla donna sull’orlo del precipizio ha fatto il giro d’Italia. E per quel gesto ha ricevuto riconoscimenti e attestati dal Comune di Osimo, dalla Regione Marche e, soprattutto, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La cerimonia al Quirinale con 33 premiati si terrà il 29 novembre e vedrà tra i protagonisti lei, Martina Pigliapoco, carabiniera neanche 26enne nata e cresciuta a Osimo. 

 

Martina cosa ha provato quando ha ricevuto la notizia?
«Non volevo crederci, non avrei mai pensato che quel gesto avrebbe avuto così tanta risonanza fino a permettermi di essere ricevuta dal Presidente della Repubblica per una onorificenza simile».

In tanti l’hanno contattata.
«Tantissimi i messaggi da amici e conoscenti e poi gli attestati ricevuti dal sindaco del mio Comune, Simone Pugnaloni, dalla Regione Marche la scorsa settimana, ma addirittura durante la cerimonia del Premio Scudo a Chianciano Terme, in tanti hanno voluto rendermi omaggio e non so come ringraziarli». 

Si è resa conto della forza del suo gesto?
«Forse ancora no, per me è stato tutto molto naturale, sedermi, parlarci con calma, convincerla a tornare sui suoi passi e quindi portarla in salvo. Il resto è stato tutto fuori dal mio controllo, tutto incredibile». 

Ha più rivisto quella donna?
«No, ma sono riuscita a parlare con dei suoi familiari stretti, che mi hanno ringraziata mille volte e soprattutto rassicurata sul fatto che la signora sta bene, che è seguita da vicino. Mi piacerebbe incontrarla quando ci saranno le condizioni per farlo».

Come mai ha scelto la carriera militare? 
«Non posso dire che fosse il sogno fin da bambina, è nata semmai una passione alla fine della scuola superiore. Il carabiniere era una figura che mi incuriosiva, i valori di legalità e aiuto al prossimo ai quali volevo dedicarmi erano incarnati perfettamente dall’Arma e così ho deciso di provarci». 

Come hanno reagito i suoi genitori? 
«All’inizio non ci credevano, mamma soprattutto, poi però mi hanno sempre sostenuta in questo percorso».

È stato difficile all’inizio?
«Non è stato semplice, ho fatto un anno nell’Esercito nel 2015, poi il concorso per diventare carabiniere, ho dovuto fare l’esame più volte ma non mi sono arresa. E alla fine, dopo una anno di addestramento a Roma ho avuto il primo incarico nel novembre 2018 proprio nella stazione dei carabinieri di San Vito di Cadore, dove mi trovo tutt’ora».

E come si sente in un mondo ritenuto al maschile?
«Anche l’Arma si sta adattando ai tempi. Da 20 anni si è aperta alle donne e piano piano siamo sempre di più. I colleghi riconoscono il ruolo fondamentale di noi carabinieri donne, abbiamo qualcosa che loro non hanno e viceversa, ci completiamo». 

Quello è stato il momento più critico della sua giovane carriera nell’Arma? 
«Sicuramente, anche perché San Vito di Cadore è una zona tranquilla».

Non sente la mancanza di casa?
«Amo la natura e San Vito ne è immersa, ma certo, prima possibile vorrei tornare da mio marito, ad oggi riesco a tornare nelle Marche un weekend al mese». 

Un matrimonio a distanza quindi, da quanti anni? 


«Ci conosciamo da 8 anni. Ci siamo spostati nel giugno 2019, ero già in servizio a San Vito ma abbiamo deciso di farlo ugualmente e vivere a distanza. Non è facile. Ha una ditta di famiglia e non può trasferirsi. Spero di avvicinarmi, perché un domani vorrei avere un figlio con lui».

 

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Corriere Adriatico