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ANCONA Giusto il tempo di archiviare il Piano sociosanitario - approvato mercoledì in Consiglio regionale - che Palazzo Raffaello mette sul tavolo la seconda delle tre milestones annunciate dal governatore Francesco Acquaroli per questo anno di mandato: la legge urbanistica. La terza, ovvero il Piano delle Infrastrutture, dovrebbe arrivare in giunta al rientro dalla pausa ferragostana, ma intanto ieri è stato avviato l’iter per aggiornare la normativa sul governo del territorio, ferma da 30 anni (l’ultima risaliva infatti al 1992), che si completerà con il via libera dell’assemblea legislativa a settembre.
Cosa prevede
In questo modo, la nuova legge urbanistica potrà entrare in vigore dal 1° gennaio 2024. Ma cosa prevede? I 36 articoli di cui si compone pongono tre obiettivi primari: il consumo di suolo a saldo zero, la rigenerazione urbana e territoriale, ed il riuso del costruito. Tre goal che si traducono nella «valorizzazione del territorio e delle caratteristiche uniche del nostro paesaggio al fine di garantire uno sviluppo sostenibile», l’auspicio del presidente Acquaroli: «In questo modo si avvia un processo innovativo di organica revisione e riordino della disciplina regionale, consentendo di orientare e coordinare gli enti locali e i loro piani a favore di obiettivi ormai imprescindibili».
Le finalità
La finalità principale della pianificazione territoriale è individuata nella rigenerazione urbana. In particolare, interventi «finalizzati al miglioramento e alla riqualificazione ambientale e paesaggistica del territorio prevalentemente non urbanizzato, degradato e compromesso, perseguendo la resilienza al rischio sismico e al dissesto idrogeologico, la qualità urbanistico-ecologica ed edilizia, il contrasto al consumo di suolo non urbanizzato», si legge nella proposta di legge. E ancora, vengono individuati criteri di «recupero e riuso di aree dismesse già impermeabilizzate, demolizione delle opere incongrue e trasferimento volumetrico, nonché deimpermeabilizzazione e rinaturalizzazione delle aree interessate». È inoltre prevista la riduzione del contributo di costruzione di un ulteriore 20% rispetto a quello calcolato per intero in base alle tabelle parametriche per gli interventi di rigenerazione urbana, e in particolare per quelli che prevedono la bonifica dei suoli o quote significative di de-impermeabilizzazione.
Le compensazioni
Per i Comuni dotati di piano regolatore generale e che abbiano istituito la Commissione locale del paesaggio, «sono consentiti interventi di riqualificazione dell’edificato - prosegue l’articolato - con possibilità di incremento volumetrico massimo del 20% della volumetria esistente, legata al miglioramento di alcune prestazioni dal punto di vista sismico, energetico, sociale e ambientale». Ogni intervento che determini consumo di suolo incrementando la copertura artificiale comporta la contestuale realizzazione di misure compensative volte alla rinaturalizzazione o a riportare il suolo consumato «a suolo in grado di assicurare i servizi ecosistemici propri dei suoli naturali». Obiettivo: saldo zero, appunto.
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