«Adesso sono libero di volare». ​È morto il 44enne di Senigallia, immobile dal 2010 dopo un incidente stradale. Per tutti era Mario, ma si chiamava Federico Carboni

È la prima persona in Italia a ottenere il suicidio medicalmente assistito

È morto il 44enne di Senigallia, immobile dal 2010 dopo un incidente stradale. Per tutti era Mario, ma si chiamava Federico Carboni
SENIGALLIA - Non dovete essere tristi, ma ricordarmi con il sorriso. Sono felice perché ora potrò essere finalmente libero». Ha conquistato la...

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SENIGALLIA - Non dovete essere tristi, ma ricordarmi con il sorriso. Sono felice perché ora potrò essere finalmente libero». Ha conquistato la libertà cinque minuti dopo le undici di ieri mattina Federico Carboni, il Mario diventato un caso nazionale per essere stata la prima persona in Italia ad aver ottenuto il via libera al suicidio legalmente assistito. Il 44enne di Senigallia, ex autotrasportatore e tetraplegico dal 2010 a causa di una lesione al midollo spinale causata da un incidente stradale, ha azionato con un dito della mano (l’unico movimento rimastogli possibile nel tratto compreso tra i piedi e le spalle) la pompa a infusione che gli ha permesso l’iniezione del farmaco mortale, ovvero il tiopentone sodico. 

 


La sua prigione
È morto in casa sua, in quel letto diventato per lui una prigione, circondato dall’affetto della mamma (il papà è morto nel 2015), dei familiari, degli amici e dei rappresentanti dell’associazione Coscioni, l’ente che per due anni ha rappresentato legalmente Carboni. «Ci ha detto di non fare piagnistei e ha voluto che tutti attorno a lui si vestissero eleganti, con la giacca. Lui era il più tranquillo di tutti. Se ne è andato con un sorriso, salutandoci» hanno detto l’avvocato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretario e tesoriere dell’associazione. Un ultimo desiderio? «La porchetta di Ariccia: me l’ha chiesta quando stavo partendo da Roma. L’ha mangiata ieri (mercoledì, ndr) con gli amici e i familiari» ha detto la Gallo.


Non ci ha ripensato


Fino all’ultimo momento, è stato detto al 44enne che avrebbe potuto ripensarci, che il parere del Comitato etico regionale (che ha dato il via libera alla morte assistita il 23 novembre 2021) non aveva scadenza, ma «ha voluto procedere» appena sono arrivati a casa sua il macchinario per la somministrazione endovenosa e il tiopentone, materiali (costo complessivo di circa 5mila euro) che è stato possibile reperire, e non in maniera facile, solamente con una raccolta fondi. Il farmaco, comprato direttamente dall’azienda produttrice, è stato indotto alle 10.55: «Dopo cinque minuti è cessata l’attività respiratoria e poi quella cardiaca. Il decesso è stato constatato alle 11.05» ha precisato il dottor Mario Riccio, l’anestesista di Piergiorgio Welby che ha fatto da consulente anche a Carboni. Somministrazione e morte sono stati filmati nel caso la procura volesse accertare la procedura. La vittoria del 44enne, che ha voluto svelare il suo vero nome solo dopo il decesso, è arrivata dopo due anni di battaglie, ritardi burocratici, diffide e denunce all’Asur che, in un primo momento, aveva rigettato l’istanza di valutare le condizioni, richiamate dalla sentenza Cappato/dj Fabo, per accedere al suicidio assistito. Dopo il parere favorevole del Comitato è stato sciolto, lo scorso 4 febbraio, da una commissione di esperti il nodo sul farmaco da utilizzare. «Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così». diceva Carboni poco più di un mese fa, quando era sicuro di trovare la morte il 5 maggio, data poi posticipata per il mancato reperimento della strumentazione. «Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò. Con l’associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio».

 

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Corriere Adriatico