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Il rammarico
«Non do più alcuna importanza a questo assassino - dice Michele -. L’unica cosa che dà fastidio sono le tante inesattezze che dice, sempre la solita letterina imparata a memoria.
La bambina
Chi invece non ha visto l’intervista è stata la figlia di Melania e Salvatore, che oggi ha 13 anni e non ha più il cognome Parolisi bensì Rea come quello della mamma e dello zio. Da dodici anni non vede più il padre: «Assolutamente no - conferma -, Sta crescendo serenamente e tale deve rimanere».
A rincarare la dose ci persa il difensore della famiglia Rea, l’avvocato Mauro Gionni: «Faremo una segnalazione al giudice di sorveglianza annuncia l’avvocato Mauro Gionni - poiché è strano che Salvatore Parolisi possa aver rilasciato un’intervista durante un permesso premio che viene concesso a chi ha scontato più di metà della pena per motivi familiari, di studio o culturale. Sembra strano che lui, in quanto ancora detenuto, possa essere stato autorizzato a fare un’intervista. Se non lo è stato vogliamo sapere quali possono essere le conseguenze».
L’ergastolo
E sulle affermazioni di Salvatore Parolisi all’uscita dal carcere, il penalista ascolano sostiene che «è priva di logica l’affermazione di Parolisi, secondo il quale se uno è colpevole prende l’ergastolo, se è innocente come solo lui pensa di essere, prende 20 anni. Parolisi, oggi avrebbe preso l’ergastolo, con o senza crudeltà, perché le norme sono mutate introducendo come aggravante per l’ergastolo il fatto di uccidere il coniuge. Non solo, oggi non avrebbe potuto fare il rito abbreviato, con lo sconto di pena, come invece era consentito all’epoca. Giuridicamente, quindi, in ordine alla pena, gli è andata bene. Oggi sarebbe stato diverso, avrebbe preso l’ergastolo».
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Corriere Adriatico