Un medico su tre in ferie, l’attività negli ospedali delle Marche cala della metà. L’allarme della Federazione degli internisti

«Chi resta salta i riposi e fa gli extra per coprire i turni di notte. Così ne risente l’assistenza ai cittadini»

Un medico su tre in ferie, l’attività negli ospedali delle Marche cala della metà
ANCONA Negli ospedali alle prese con la cronica carenza di personale, il piano ferie per l’estate diventa un incubo. E con il caldo di questi giorni, rischia di far saltare...

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ANCONA Negli ospedali alle prese con la cronica carenza di personale, il piano ferie per l’estate diventa un incubo. E con il caldo di questi giorni, rischia di far saltare il banco. A lanciare l’allarme è la Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), che ha tracciato il quadro dei vuoti nella pianta organica degli ospedali italiani regione per regione. E le Marche non fanno eccezione. Nella nostra regione, è stata mappata la situazione in sette Unità operative di Medicina interna. 


I dati


Con più di un terzo dell’organico in ferie, secondo il Fedoi è calata del 57% l’attività degli ambulatori, che sono chiusi nel 14% dei casi. Il sondaggio condotto nei nosocomi parla anche di «qualità compromessa dell’assistenza» nel 71,5% dei reparti. Per evitare che gli ospedali vadano in apnea, il 57,1% dei medici salta i riposi ed il 57% fa gli extra per coprire i turni di notte. E questo comporta un aumento del volume di lavoro per chi resta pari al 43%. Tra giugno e settembre, secondo l’indagine Fadoi, i 15 giorni di ferie - garantiti dal contratto nazionale di lavoro - di cui usufruiranno i medici marchigiani comporta una riduzione degli organici in reparto che varia tra il 30-50% nel 43% dei casi, tra il 21 e il 30% nel 29% dei reparti, mentre la carenza è tra l’11 e il 20% nel 28% dei casi. Questo, secondo il sondaggio della Federazione, incide «abbastanza» sull’assistenza offerta ai cittadini nel 43% dei reparti, «molto» nel 29%, e «poco» nel 28%. Tra i medici, un 29% garantisce infine l’invarianza nel numero delle prestazioni ambulatoriali, ma ridefinisce i tempi. A risentire di questa situazione, secondo la presidente di Fadoi Marche Laura Morbidoni, sono soprattutto le Unità operative di Medicina interna, «che vanno riclassificate come Unità Operative ad intensità di cura elevata». Ad oggi sono invece considerate a bassa intensità di cura, cosa che non tiene conto della complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che qui vengono trattati e che rappresentano un quinto dei ricoveri ospedalieri. 
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Corriere Adriatico