Vendemmia giù del 20%: però la qualità è assicurata

Pioggia e caldo, l’aggressione della peronospora preoccupa i produttori Gli agronomi: «Fungo reso più aggressivo da condizioni mai viste prima»

Vendemmia giù del 20%: però la qualità è assicurata
ANCONA - Vivono alla giornata i viticoltori marchigiani. Sperano nel bel tempo e che la grandine si dimentichi del loro lembo di terra. Solo così andranno a maturazione i...

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ANCONA - Vivono alla giornata i viticoltori marchigiani. Sperano nel bel tempo e che la grandine si dimentichi del loro lembo di terra. Solo così andranno a maturazione i grappoli d’uva risparmiati finora dalla peronospora. Da una prima stima dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini (Imt) per colpa della malattia, la prossima vendemmia calerà tra il 20 e il 25%. Molto meno di altre regioni. In Campania, alcune doc sono compromesse al 70-80%, nel Molise al 60%, in Sicilia almeno del 40%. «La vendemmia di quest’anno rispecchia una condizione climatica complessa. La siccità dell’inverno, le ondate di maltempo, l’impossibilità di intervenire sui vigneti, poi il gran caldo hanno danneggiato seriamente le viti in tutta Italia» interviene Alberto Mazzoni.

 


La qualità


Come direttore dell’Imt ha il polso di 519 aziende che rappresentano il 45% dell’intera superficie vitata regionale. «Da enologo, non temo per la qualità del vino, le uve rimaste in pianta godono di buona salute e la qualità è inalterata, ma la malattia avrà delle conseguenze sui bilanci». Un problema affrontato dal Governo Meloni che, nell’ultimo decreto, ha previsto delle misure urgenti per la viticoltura alle prese con la peronospora. Il provvedimento autorizza l’Ismea a concedere, in un’unica soluzione, un contributo in conto interessi a fronte di finanziamenti bancari fino a 60 mesi.


L’istanza


In realtà Imt, Consorzio Vini Piceni e Confagricoltura avevano chiesto di «aumentare, anche solo per quest’anno, la dotazione finanziaria per le coltivazioni viticole bio». Richiesta che Federico Castellucci, presidente regionale di Confagricoltura, contestualizza: «Ci siamo concentrati sul vino bio poiché è previsto nel Psr nazionale un finanziamento per il mancato reddito, mentre per il vino convenzionale la norma esisteva ma senza fondiche ora sono stati rifinanziati dal Governo».

Che di fronte al flagello dei vigneti, vino bio e vino convenzionale sono alla pari lo conferma Natale Reda, vicepresidente dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali delle Marche, a nome dei fitoiatri, agronomi specializzati nella cura della salute delle piante. «Questo “organismo oomicete” - già molto aggressivo, è stato reso ancora più aggressivo da un insieme di condizioni mai viste insieme».

Reda conferma che le piogge hanno reso impossibile andare nei terreni per curare le viti; di vignaioli che sono intervenuti, come una volta, con la pompa in spalla; di agricoltori che hanno sfidato la sorte pur sapendo che potevano perdere il controllo dei mezzi. «Contro questa malattia, tutto il nostro sapere non ha aiutato a risolvere il problema. Quantificare la perdita a livello regionale è troppo presto ma sappiamo che supererà il 15%». Giorgio Savini, alla guida del Consorzio Vini Piceni, chiede che siano tratte le giuste riflessioni da questa triste annata produttiva. «Sbaglia chi non vede nella richiesta di contributi per i vigneti bio un problema di norme e attacca i principi dell’agricoltura biologica. Perché chi lavora nel convenzionale, sicuro che i trattamenti funzionavano, subirà comunque delle perdite».
 

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Corriere Adriatico