Il viceministro Bignami senza mezzi termini: «Sulla ferrovia Adriatica no alle toppe dei bypass»

Il viceministro Bignami senza mezzi termini: «Sulla ferrovia Adriatica no alle toppe dei bypass»
ANCONA «È inaccettabile che Marche, Molise e Abruzzo siano oggi le uniche realtà non toccate dall’Alta velocità, ma con il contratto con Rfi,...

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ANCONA «È inaccettabile che Marche, Molise e Abruzzo siano oggi le uniche realtà non toccate dall’Alta velocità, ma con il contratto con Rfi, questo governo si sta impegnando per poter rivedere la realizzazione di un’infrastruttura che non sia di bypass, ma definitiva nel suo assetto». Parola del viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, che infila anche una stoccata: «Sulla linea Adriatica abbiamo ereditato una situazione con i due bypass su Pesaro e Fano che costituivano delle toppe, vanno dette le cose come stanno. La Regione invece ha sempre immaginato una soluzione strutturata e prospettica». A buon intenditor, poche parole. Ammette poi il viceministro: Certo, l’arretramento comporta un costo maggiore ed una tempistica differente, ma una volta realizzata è un’opera che scaricherà la costa di tutta una serie di questioni».

 


Il progetto

E scende nel dettaglio: «Il primo tratto da Rimini fino ad Ancona, poi si andrà con il secondo stralcio da Ancona in giù, dove la morfologia dei luoghi è diversa». All’altro viceministro al Mit Edoardo Rixi, il compito di fissare i paletti sull’altra arteria ferroviaria fondamentale per le Marche: il raddoppio della Orte-Falconara, per cui il mezzo miliardo di finanziamenti dal Pnrr è ad alto rischio. «Il potenziamento della Orte-Falconara si farà - rassicura - al massimo cambieranno le coperture». I tempi stretti per il completamento dettati dal cronoprogramma del Pnrr - deadline tassativa al 31 dicembre 2026 - si conciliano male con la complessità dell’opera, che nel tratto finanziato da Bruxelles prevede 6 gallerie. «Purtroppo il vecchio governo, che io criticai anche quando ero parlamentare di maggioranza, dal punto di vista formale rispettava le scadenze ma non si è preoccupato di guardare alla capacità produttiva del paese. Siccome il Pnrr è semplicemente uno strumento finanziario, trovare le coperture finanziarie più adeguate e dunque di più lunga durata, da una parte, consente allo Stato non rischiare di mancare gli obiettivi europei e, dall’altra, ci dà la tranquillità di terminare l’opera nei tempi previsti». Aggiorna l’agenda, Rixi: «Stiamo lavorando su questo insieme al ministro Fitto e presto diremo quali sono le opere a rischio e quali sono quelle che invece potranno essere completate entro il 2026. La nostra preoccupazione è che se noi dovessimo bucare delle opere sbagliando la programmazione finanziaria poi non avremmo i soldi dopo il 2026 per completarle. Meglio non sprecare i soldi ma utilizzarli in maniera più opportuna». E abbozza il piano b: «Potremmo per esempio spostare i finanziamenti del Pnrr destinati alle ferrovie sul rinnovo del parco mezzi degli Intercity. Questo darebbe già una prima risposta ai territori che non beneficiano dell’Alta velocità». Un primo, piccolo, passo.

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Corriere Adriatico