ANCONA - Le Regioni hanno trovato la quadra per le regole anti Covid da rispettare a scuola e oggi, in conferenza Stato Regioni, dovranno superare l’ostacolo...
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Nel frattempo ieri è stata risolta la parte relativa alle regole da mantenere in classe e all’interno dei plessi. Nelle strutture che accolgono i bambini da 0 a 6 anni, questi ultimi non dovranno indossare le mascherine che invece dovranno essere portare dagli operatori. L’obiettivo è quello di utilizzare dispositivi trasparenti che consentano ai piccoli utenti di dialogare meglio con il personale. «Per quanto riguarda le scuole elementari e medie - spiega la Bravi - abbiamo raggiunto l’accordo sull’uso dei dispositivi di protezione negli spazi comuni a scuola e durante gli spostamenti all’interno dell’edificio».
Dunque: mascherine sì durante la ricreazione se non si mangia, all’entrata e all’uscita dalle scuole e quando si va in bagno. «In classe solo se non è assicurato il distanziamento». Insomma la posizione presa dal governatore Ceriscioli nelle scorse ore e anticipata al Corriere Adriatico è quella che più soddisfa i colleghi presidenti delle Regioni. «Da lunedì inoltre inizia la distribuzione dei banchi, mentre è già iniziata la distribuzione di mascherine e gel per la sanificazione», ha precisato l’assessore regionale alla pubblica istruzione.
«Comunque la scuola non è solo banchi e mascherine: da mesi stiamo lavorando per garantire a tutti gli studenti un rientro in classe in sicurezza: abbiamo chiesto personale, lo sdoppiamento delle classi che si troverebbero in difficoltà (una decina in tutto nelle Marche, ndr), il mantenimento dei presìdi e delle autonomie. Per questo non condividiamo l’atteggiamento rigido assunto dal direttore generale dell’Ufficio scolastico, Filisetti». La stoccata arriva dopo la richiesta da parte della Regione di trovare una soluzione a dieci criticità evidenziate in alcune scuole superiori delle Marche, di cui nove rientrano nell’emergenza Covid.
«Il direttore non ha recepito le nostre istanze che non sembrano contemplate nella deroga al Dpr 81 sul numero degli alunni per classe e al Dl 34 Decreto rilancio. Ma qui stiamo parlando di studenti che rischiano di doversi spostare da una città all’altra se non si effettueranno gli sdoppiamenti necessari. E la didattica a distanza non è la soluzione di tutti i mali, perché la scuola è relazione e i nostri ragazzi hanno già perso tanto con il lockdown». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico