Pm10, a Pesaro tira una brutta aria e a Macerata si può respirare a pieni polmoni. Ecco l'inquinamento nelle Marche

Il traffico sulla statale 16 a Pesaro
ANCONA - A Pesaro tira una brutta aria, a Macerata si può respirare a pieni polmoni tanto è alta la sua qualità. Con zero sforamenti delle polveri sottili, in...

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ANCONA - A Pesaro tira una brutta aria, a Macerata si può respirare a pieni polmoni tanto è alta la sua qualità. Con zero sforamenti delle polveri sottili, in questi primi mesi dell’anno mette a segno il record positivo tra le città capoluogo, e non solo. Siamo sul campo delle Pm10, dette pure particolato. Tradotto: l’insieme delle sostanze solide o liquide sospese nell’atmosfera che hanno dimensioni che variano da pochi nanometri a 100 µm. Il dettaglio più saliente: sono tra gli inquinanti più frequenti nelle aree urbane.

Guardia medica sguarnita, i dottori delle Usca non coprono i turni. Verso l'attivazione del servizio di telemedicina

 

Un pulviscolo nel quale circolano fibre naturali e artificiali, pollini, spore, particelle carboniose, metalli, silice e liquidi nocivi. Di tutto un po’. 


 

La classifica 
Tornando al borsino dell’etere, la patria di Rossini è in posizione diametralmente opposta rispetto a quella dello Sferisterio: per 23 volte, sempre nello stesso arco temporale, la centralina dell’Arpam lì ha fatto registrare picchi oltre il limite massimo quotidiano consentito per legge. Ovvero: 50 ug/mc, la soglia di garanzia per la protezione della salute umana. Il bonus delle 35 giornate in un anno, durante le quali è permesso esagerare, è già molto sfruttato. Affacciata sul mare Adriatico e attraversata dal fiume Foglia, in città la data da dimenticare è quella del 26 gennaio quando le Pm10 sono schizzate a 71 microgrammi per metro cubo di aria. Il 3 aprile scorso, una piovosa domenica primaverile, ovunque s’è tirato un sospiro di sollievo con i livelli giù, ai minimi. A Pesaro, anche se più sostenuti che altrove, sono scesi a quota 16.


Ad Ancona il concetto della “misura è colma” dipende dal punto d’osservazione, ovvero dal luogo dov’è sistemata la stazione di rilevamento. Se la questione la si prende dalla postazione fissa della Cittadella, sono tre i valori out: il 16 gennaio (56), il 22 febbraio (54) e il 27 marzo (50). Giù a 4 ug/mc nel virtuoso 3 aprile. Se invece si punta sulla stazione ferroviaria gli sforamenti nella Dorica arrivano a cinque, con il 20 febbraio che s’impenna a 62. 


Le località 
Stessa posizione ad Ascoli-Monticelli: cinque sforamenti con 58 ug/mc messi a segno il 21 febbraio e, in linea con il resto della regione, il 3 aprile si scende fino a 8. Delle 18 località-campione, a parte i risultati dei capoluoghi, cinque sono a zero: Civitanova, Genga, Jesi, Montemonaco e Ripatransone. A Fano e Chiaravalle, con 14 sforamenti a testa, seguono a ruota la prestazione negativa di Pesaro.


I precedenti


Un dato che quest’anno potrebbe saltare. Il valore-limite giornaliero da non superare per più di 35 giorni l’anno, nel 2021 è stato rispettato in tutte le stazioni della rete di monitoraggio regionale che lo misurano, così come la media annua che è rimasta ovunque inferiore ai valori imposto per legge. La conferma: gli sforamenti, sempre sostenuti, di Pesaro e Fano. La zona, storicamente, subisce l’ingerenza delle polveri sottili che dalla Pianura Padano-veneto-romagnola s’insinuano e arrivano fin là. È l’aria di confine. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico