Il ministro Giorgetti: «Marche magnifiche, con eccellenze di ogni tipo. Investiamo su chi vuol reagire dopo le difficoltà»

Il ministro Giorgetti: «Marche magnifiche, con eccellenze di ogni tipo. Investiamo su chi vuol reagire dopo la difficoltà»
SENIGALLIA - «Mi sono sentito a casa». Domicilio: Rotonda di Senigallia, dove l’incipit dell’intervento del ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

SENIGALLIA - «Mi sono sentito a casa». Domicilio: Rotonda di Senigallia, dove l’incipit dell’intervento del ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti - che ha chiuso i lavori del meeting nazionale della Commissione sviluppo economico della Conferenza delle Regioni – è stato accolto dagli applausi della platea composta da assessori competenti ed imprenditori. Prima di salire sul palco, il titolare del dicastero ha parlato di Marche, definendole una «regione magnifica, dove ci sono eccellenze di ogni tipo» e, nelle maglie dell’incontro, si è anche confrontato con una delegazione di calzaturieri marchigiani per discutere di una situazione sempre più critica.

 


Le sanzioni alla Russia, conseguenti alla devastante guerra scatenata in Ucraina, pesano come macigni su questo settore, che nelle Marche in particolare vedeva nella Federazione il principale mercato di riferimento. «Ha senso immaginare tutto quello che è possibile, se la situazione si protrae nel tempo, per cercare di aiutare i settori e gli imprenditori che sono stati danneggiati da decisioni politiche di ordine superiore, che impattano anche sulla sopravvivenza di queste realtà», osserva Giorgetti, aggiungendo che «qualcosa abbiamo fatto con il decreto legge approvato la scorsa settimana. Sicuramente non è sufficiente: per questo procediamo giorno per giorno, ascoltando la voce degli imprenditori dei territori e cerchiamo di far fronte».

Nello stesso decreto, sottolinea il ministro, «abbiamo anche approvato una politica di incentivazione per investimenti esteri di ritorno. È una fase totalmente nuova, e come governo dobbiamo essere in grado di interpretarla. Magari qualcuno che ha delocalizzato in passato pensa di tornare a produrre qui. Dobbiamo creare un quadro di comfort e fiducia per chi vuole investire e produrre, in una situazione internazionale che è molto complessa». La ricetta è servita: «la responsabilità, per chi ha incarichi di governo a livello nazionale e regionale, è creare condizioni di certezza e dare fiducia agli imprenditori, coloro che promuovono lo sviluppo economico veramente. Le risorse non bastano; dobbiamo rendere concreti e vissuti quelli che sono piani scritti su pezzi di carta».


Di qui, il «sentirsi a casa» del ministro, che nella mattinata di lavori di ieri ha visto «finalmente un confronto diretto, non sulle teorie, ma sulla realtà, sulle competenze, perché le imprese non hanno bisogno di teoria: devono misurarsi, ogni giorno, con i mercati». Giorgetti riavvolge il nastro ed ammette le lacune. «Diciamoci la verità, non sempre a livello politico sentiamo discorsi di buon senso. Invece la vicinanza al sistema imprenditoriale forma una cultura del pragmatismo che è utile specialmente in questa fase».

E come si passa dalle parole ai fatti? «Bisogna essere flessibili e duttili, quando dobbiamo fare i conti con una realtà prepotente. Ma bisogna cambiare approccio: prima viene l’idea imprenditoriale e poi il contributo pubblico, non il contrario. È decisivo l’uso intelligente del contributo pubblico, funzionale alla capacità dell’atto creativo dell’impresa. Occorre quindi invertire le politiche economiche: da quelle basate annosamente sulla domanda, a politiche strutturate sull’offerta anche attraverso un confronto istituzionale continuo con le imprese». 


In questo senso, prende ad esempio lo spunto arrivato dal meeting plenario di ieri: «ben vengano le proposte di tavoli permanenti che ha avanzato il vicepresidente Carloni», aggiungendo tuttavia che, oltre a questo, «ci vuole anche l’appoggio europeo. Siamo in un’economia di guerra, ormai è certo, quindi la risposta ai costi di una guerra deve essere di risarcimento alle nostre imprese che stanno subendo “bombardamenti” economici. Ma, in definitiva, il ruolo principale delle istituzioni deve essere quello di fornire un quadro ideale di fiducia e di certezza alle imprese, perché possano operare al meglio». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico