Mangialardi grande elettore ma il Pd non è mai d’accordo: il racconto di un'altra riunione di fuoco

Mangialardi grande elettore ma il Pd non è mai d’accordo: il racconto di un'altra riunione di fuoco
ANCONA -  Tutto daccapo. Quando c’è il Pd di mezzo non c’è mai da annoiarsi. Dunque, la notizia: Maurizio Mangialardi, già candidato...

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ANCONA -  Tutto daccapo. Quando c’è il Pd di mezzo non c’è mai da annoiarsi. Dunque, la notizia: Maurizio Mangialardi, già candidato governatore e oggi capogruppo Pd in consiglio regionale, sarà il grande elettore (delle opposizioni) delle Marche alle prossime elezioni del Presidente della Repubblica.

 

Il nome di Mangialardi è scaturito dalla mattinata di confronto che gli otto consiglieri regionali del Pd hanno fissato per sciogliere il nodo dopo il weekend, diciamo così, di confronto. Dopo una serie di riunioni il Gruppo non era riuscito a trovare la quadra su un nome e si era dato appuntamento proprio a lunedì mattina. Il sale sulle ferite lo aveva messo il fermano Fabrizio Cesetti chedomenica aveva commentato la vicenda in un post sulla sua pagina Facebook. 


La sostanza: viste le legittime aspirazioni di ciascun consigliere (lui compreso, ndr) non era possibile trovare la sintesi. Conclusione? «È necessario che ognuno faccia un passo indietro per una sintesi alta al di fuori del Gruppo che possa valorizzare lo spirito unitario». Cesetti - che da parlamentare ha eletto due Presidenti - ha fatto il nome della sindaca Valeria Mancinelli, tra l’altro presidente Anci. Ieri mattina, il gruppo è andato dritto al punto partendo proprio dall’idea di valutare il candidato esterno. 


Anche stavolta le notizie sono state messe in piazza da un post su Facebook, firmato da Romano Carancini: «Si pone sul tavolo la scelta se indicare un esterno al gruppo regionale Pd (tra cui la sindaca Valeria Mancinelli) o un interno al gruppo. Sei voti a favore per l’indicazione interna, 1 voto contrario (Cesetti) e 1 astenuto (Carancini)». A questo punto, spiega ancora Carancini «in alternativa alla candidatura del capogruppo, proposta interna a grande elettore per Manuela Bora (scelta di genere e componente più giovane del gruppo). 4 favorevoli a Bora (Carancini, Cesetti, Mastrovincenzo e Bora) e 4 contrari (Mangialardi, Casini, Biancani e Vitri). Insomma, una spaccatura». 


È lo stesso Carancini che prende atto della situazione e, da cronista, racconta che «Bora responsabilmente fa un passo indietro e lascia il campo libero. Si passa di nuovo al voto, questa volta solo su Mangialardi, a cui partecipano 5 degli otto componenti del gruppo: 5 favorevoli (Mangialardi, Casini, Biancani, Vitri e Cesetti) con tre non partecipanti al voto (Bora, Carancini, Mastrovincenzo). le riflessioni? Molte. Ognuno farà le proprie». 


Palla a questo punto alla maggioranza che domani è attesa alla nomina del proprio rappresentante oltre al presidente della giunta regionale Francesco Acquaroli. Il regolamento approvato in Conferenza delle regioni attribuisce il pass al presidente del consiglio. Sembra che la Lega, come partito di maggioranza relativa, guardasse con malcelato interesse alla posizione. Il nome che circolava era quello di Carloni ma la blindatura del regolamento accreditava poche chance di una deroga. 

 

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Corriere Adriatico