Acquaroli: «A buon punto sul turismo ma non ci accontentiamo. Dobbiamo investire sulle strutture ricettive»

Acquaroli: «A buon punto sul turismo ma non ci accontentiamo. Dobbiamo investire sulle strutture ricettive»
Francesco Acquaroli, presidente della Regione: le Marche scommettono forte sulle vetrine internazionali per uscire dall’anonimato. Sarà la volta buona per smettere di...

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Francesco Acquaroli, presidente della Regione: le Marche scommettono forte sulle vetrine internazionali per uscire dall’anonimato. Sarà la volta buona per smettere di essere belle e sconosciute?


«Stiamo lavorando su una dimensione che cerca di far conoscere le Marche anche al di fuori dei soliti canali su cui si operava. La possibilità di essere protagoniste in queste due importanti vetrine a Roma e Parigi è un punto di partenza. Stesso discorso per altre mete importanti come Berlino e Francoforte». 

 


Che riscontri avete in termini di turismo?
«I numeri ci dicono che per poter crescere nel segmento del turismo estero è fondamentale avere un collegamento veloce. Il funzionamento dell’aeroporto è fondamentale in questo senso. Con il volo su Parigi e con le altre mete a cui lavoriamo credo che potremo implementare la nostra presenza sui mercati esteri che finora avevano puntato su altre destinazioni perché ci vedevano come poco raggiungibili».


I nostri punti forti?
«L’enogastronomia è un nostro punto forte un po’ trascurato in passato. Con l’evento di Piazza di Siena i nostri vini saranno protagonisti di serate che ci aiuteranno a crescere».


Lei ha deciso di tenere per sé la delega al Turismo e fin dall’inizio del mandato, nel 2020, ha parlato di rilancio del Brand Marche: due anni e mezzo dopo, a che punto siamo?
«Siamo a buon punto, ma non ci accontentiamo. Il rilancio del Sanzio e i voli di continuità verso Roma, Milano e Napoli rappresentano uno strumento importante e tutto ciò che abbiamo messo in campo in termini di nuova promozione è stato efficace e ha prodotto risultati, come confermano anche i numeri. Ma c’è ancora tanto da fare».


Cosa per esempio?
«Siamo indietro di 40 anni: non si può colmare un gap del genere in soli 2 anni e mezzo. In termini di ricettività, di riconoscibilità dei prodotti, di aggregazione dei territori e dei circuiti. Ma non ci lasciamo scoraggiare: c’è una programmazione europea che sta partendo, c’è la legge sui borghi su cui abbiamo puntato. Sono tante le partite aperte e i dossier sui nostri tavoli: uno dopo l’altro bisogna portarli a casa». 


Alla Bit di Milano aveva annunciato l’intenzione di spostare il progetto bandiera delle Marche per il Pnrr dai borghi alla riqualificazione delle strutture ricettive: a che punto siamo?


«Ci stiamo lavorando, ma il Pnrr al momento è in fase di discussione. È uno degli obiettivi più importanti perché uno degli strumenti che porta alla crescita del turismo è la maggior offerta di ricettività, diversificata e capace di alzare il livello. Più riusciamo a sostenere gli investimenti in questo settore, più si può ragionare in termini di efficacia. Soprattutto in determinati segmenti». 


Ovvero?
«Sulle strutture alberghiere e su quelle che oggi vanno molto di moda, come i centri benessere e le strutture legate alla sostenibilità e all’ambiente. Sostenere questo tipo di sviluppo potrebbe essere una carta vincente». 


È ottimista?


«L’importante è il trend e l’attenzione che stiamo raccogliendo attorno alla nostra regione. Il potenziale c’è: le Marche sono molto appetibili, non ci manca niente. Un riscontro che va potenziato e strutturato in progettualità più specifiche». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico