Costi sempre più elevati e meno ricavi: i pescatori sono ormai con l’acqua alla gola. E si pensa ad un altro sciopero

Costi sempre più elevati e meno ricavi: i pescatori sono ormai con l’acqua alla gola
ANCONA - «A pesca? Continuiamo ad andarci ma non sappiamo ancora per quanto». Il silenzio delle ultime settimane non è stato conseguenza di buone notizie per...

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ANCONA - «A pesca? Continuiamo ad andarci ma non sappiamo ancora per quanto». Il silenzio delle ultime settimane non è stato conseguenza di buone notizie per quanto riguarda il caro gasolio. La situazione, se possibile, sembra essersi fatta sempre più drammatica perché nelle ultime ore il prezzo, al litro, ha raggiunto la vetta dell’1,30 euro. Qualcosa che nessuno, nei porti marchigiani, aveva mai visto prima.

 
Le cifre 
Ed ora, ad un mese e mezzo di distanza dallo stop alle attività, almeno per quanto riguarda il medio basso Adriatico, si inizia a pensare ad un nuovo sciopero che potrebbe durare fino all’avvio del fermo biologico. «In tanti anni che vado in mare - spiega Francesco Caldaroni, del porto di Civitanova e presidente dell’associazione Marinerie d’Italia e d’Europa - non ho mai vissuto una situazione del genere. Eppure di situazioni difficili ne ho passate, dalle tanti crisi fino a quando mi andò a fuoco la barca».

Caldaroni incontrerà nei prossimi giorni delegazioni del basso Tirreno e siciliane per valutare la possibilità di organizzare un nuovo sciopero che dovrebbe coinvolgere l’intera Penisola. «Vediamo cosa viene fuori da questi confronti - aggiunge - organizzarsi è difficile e la situazione è davvero complicata da interpretare». A monte c’è in effetti un clima di profonda incertezza. Tutto potrebbe cambiare nel giro di una settimana oppure rimanere così com’è ancora per mesi.

«Non si vede l’orizzonte - spiega Giuseppe Pallesca della Cooperativa Pescatori Progresso di San Benedetto -. Manca un mese e mezzo al fermo biologico e non sappiamo come comportarci. Si pesca ma i prezzi, con il passare del tempo, sono sempre più bassi e i margini praticamente inesistenti. Ma non avrebbe senso neppure fermarsi».

Nelle Marche si sta rispettando l’accordo che prevede due uscite a settimana ma Pallesca vede due criticità: «L’errore forse è quello di fare in massa la prima uscita - dice - Non ha senso che escano tutte le barche nella stessa serata. E poi ci sono altre marinerie, fuori da questa regione, che stanno facendo più di due uscite. Le stesse che vennero qui a fermarci quando noi volevamo ripartire durante lo sciopero».

 

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Corriere Adriatico